Scuola: il flop del Made in Italy. In Abruzzo solo 21 iscrizioni per 6 scuole

In tutta Italia appena 375 iscrizioni, in Abruzzo si sono fermate a 21 e nella provincia dell’Aquila, che poi sarebbe Sulmona, a soli 3 iscritti sulla piattaforma a cui se ne aggiungono 2 che la domanda l’hanno fatta in cartaceo. Sono numeri, comunque, sconfortanti per il liceo Made in Italy, il corso di studi dell’Economico Sociale fortemente voluto dal ministro Giuseppe Valditara, ma non altrettanto apprezzato o capito dalle famiglie e dalle utenze.

In Abruzzo la Regione aveva autorizzato la costituzione di sei licei con questo indirizzo: a Sulmona, appunto, dove sarebbe dovuto nascere all’interno del Vico, a Lanciano per la provincia di Chieti dove il Made in Italy doveva nascere al De Titta-Fermi e poi ben quattro nella provincia di Teramo: l’Illuminati di Atri, il Peano-Rosa di Nereto, il Saffo di Roseto e il Milli di Teramo.

Per tutti, però, alla chiusura delle iscrizioni il 10 febbraio scorso, un buco nell’acqua o quasi: 3 (+2) iscritti a Sulmona, 4 a Lanciano e 14 nelle quattro scuole del teramano. Impossibile, o comunque molto difficile, insomma, che si riesca a formare anche solo una classe del nuovo indirizzo, anche se c’è chi, come a Sulmona, non demorde, con la dirigente Caterina Fantauzzi intenzionata a verificare la possibilità di una classe alternata.

“Abbiamo avuto troppi pochi giorni per spiegare e pubblicizzare questo nuovo indirizzo – spiega la Fantauzzi – la cui nascita ci è stata comunicata praticamente ad inizio gennaio, con le iscrizioni che si sono aperte il 23 gennaio”.

Molto ha pesato anche il pregiudizio, per un corso di studi che è stato ritenuto superfluo e, per molti, nostalgicamente protezionistico. In realtà il liceo Made in Italy doveva essere altro: una palestra per formare gli imprenditori di domani, in grado di confrontarsi con i mercati internazionali e di promuovere il marchio delle eccellenze nazionali (dalla moda al cibo), mutuate in termini territoriali, nel caso di Sulmona, dove già si pensava ad agganciare le lezioni ai Parchi nazionali.

Un orario, per questo, indirizzato in particolare alle lingue e all’economia politica: 165 ore suddivise tra due o più lingue e culture straniere; 132 ore assegnate alla lingua e alla letteratura italiana; 99 ore di matematica e informatica; 99 ore di economia politica; 99 ore assegnate alle materie giuridiche; 99 ore suddivise tra storia e geografia; 66 ore di scienze sportive e motorie; 66 ore di scienze naturali; 33 ore assegnate alla religione cattolica e/o ad attività alternative e 33 ore di storia dell’arte. Un orario che, verosimilmente, almeno in Abruzzo, non verrà, almeno per quest’anno, affisso su nessun calendario.

7 Commenti su "Scuola: il flop del Made in Italy. In Abruzzo solo 21 iscrizioni per 6 scuole"

  1. Leggo: “In realtà il liceo Made in Italy doveva essere altro: una palestra per formare gli imprenditori di domani, in grado di confrontarsi con i mercati internazionali e di promuovere il marchio delle eccellenze nazionali (dalla moda al cibo), mutuate in termini territoriali, nel caso di Sulmona, dove già si pensava ad agganciare le lezioni ai Parchi nazionali.”
    Commento: tutte chiacchiere e la gente (sia i genitori che i ragazzi) l’ha capito.
    La scuola deve dare:
    — o basi culturali adeguate al proseguimento degli studi (come ad esempio nei licei);
    — oppure la concreta preparazione tecnica ad un mestiere con cui, al termine del ciclo di studi, avviarsi al lavoro.
    Il “Liceo del Made in Italy”, nato non per rispondere a reali esigenze del mercato del lavoro o della società italiana, non è né carne né pesce e non ci vuole molta intelligenza per capirlo. È la solita presa per i fondelli dell’ inconcludente politica italiana.
    Serve solo a sfornare disoccupati ed italiani emigranti altrove.

    • Vorrei che segnaste la data di oggi sul calendario, perché devo dirmi completamente d’accordo con Mingaver. Aggiungo che, anche se quella dei Licei del Made in Italy non fosse un’operazione ideologica di facciata, ma fosse invece una ponderata e illuminata scelta di politica dell’istruzione, occorrerebbe un reclutamento di docenti che abbiano le competenze e le conoscenze necessarie. Imprenditorialità, economia dell’innovazione, matematica per le imprese: programmi specifici che richiedono una preparazione specifica.

      • Bravo MarioS: se sei “completamente d’accordo con Mingaver” sei sulla buona strada.
        Ma occhio: siamo a Sulmona e tra i Peligni nemo propheta in patria.

  2. “33 ore assegnate alla religione cattolica…’ un liceo innovativo e pronto a confrontarsi con i mercati europei, non c’è dubbio 🙄

    • E quindi? Religione cattolica non è obbligatoria; si può anche scegliere un’attività alternativa.

    • Caro Carlo, mi dispiace ma non hai capito. Le 33 ore di religione cattolica servono per dare allo studente gli strumenti per affrontare il momento in cui capisce che ha buttato 5 anni al cesso.

  3. Una riflessione, condivisibili le tesi esposte da mingaver e MarioS, però i 4 ANNI di studio del nuovo liceo sono propedeutici ai 2 ANNI consequenziali di frequenza I.T.S. Questo recita il testo di riforma del MIUR (mi piace continuare a chiamarlo così)
    Il biennio di specializzazione ITS, attivo in Italia da qualche anno,segnala che il 94% degli studenti trovo occupazione entro un anno.
    Non è il caso di puntarci anche qui da noi ? Cercate negli articoli di stampa e vedrete che qualcuno propugna questa soluzione da almeno 3 anni.
    Basta volerlo e impegnarsi senza secondi fini (LA POLITICA PER INTENDERCI).

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