Soccorso in montagna, il bilancio in crescita del CNSAS nel 2023. In Abruzzo l’1,6% degli interventi

Presentato a Milano dal Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico il report sulle operazioni di soccorso effettuate nel 2023.

Un resoconto delle 12 mila 349 “attività finalizzate a garantire soccorso e assistenza immediata ai soggetti infortunati, alle persone a vario titolo in difficoltà, ai soggetti in imminente pericolo di vita o a rischio di evoluzione sanitaria, alla ricerca e soccorso dei dispersi e al recupero dei caduti” che il CNSAS ha svolto con il Servizio Sanitario Nazionale nell’intero arco dello scorso anno. Operazioni che hanno visto gli oltre 7000 tecnici in organico impegnati in missioni di soccorso per oltre 206 mila ore e 33 mila 852 giornate per singolo uomo.

Con 44 mila 994 tecnici impegnati nelle varie missioni del 2023, volontari grazie ai quali è stato possibile garantire un’operatività 24 ore su 24 per l’intero anno e unità cinofile chiamate ad intervenire 168 volte in occasione di valanghe e per la ricerca di persone disperse, il CNSAS si prepara a celebrare i 70 anni di attività con numeri importanti. Quelli registrati dal 1954, anno della sua fondazione che hanno visto il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico effettuare 223 mila 762 interventi soccorrendo 238 mila 935 persone di cui 18 mila decedute, 140 mila 929 ferite, 77 mila 436 illese o recuperate in imminente pericolo di vita, in condizione di pericolo o a rischio di evoluzione sanitaria e 2 mila 498 persone disperse.

Un report che evidenzia, per il 2023, come causa degli interventi principalmente la caduta e/o scivolata (45,9% dei casi), l’incapacità nello svolgere l’attività (25,5%) e il malore (12,1%), seguiti da maltempo e shock anafilattico, rispettivamente il 4,3% e lo 0,50% delle cause di intervento. Operazioni di soccorso effettuate soprattutto durante le attività di escursionismo che ha fatto registrare il 42,5% di interventi e di mountain bike per l’8%; a seguire l’alpinismo classico con il 6,0%, la ricerca di funghi con il 3,1% e lo sci alpino con il 2,2%,

Positivo il dato che vede diminuire rispetto al 2022 il numero delle persone che hanno perso la vita in ambiente impervio, 491. Numero che si aggiunge alle 5 mila 720 persone recuperate ferite in modo leggero, ai 1579 feriti gravemente, ai 323 feriti con funzioni vitali compromesse, ai 4 mila 151 illesi e alle 101 persone disperse.

Fornito anche l’identikit della persona soccorsa che mediamente corrisponde a “un uomo italiano, di età compresa tra 50 e 60 anni, leggermente ferito dopo essere scivolato in un’escursione durante il mese di agosto” come riporta il report del CNSAS. Per lo più italiani dunque, l’82% a fronte del 6,7% di nazionalità tedesca e del 4,2% di francesi; e di sesso maschile, il 68,6% contro il 31,4% di donne. É il periodo estivo quello in cui si concentrano gli interventi di soccorso con il mese di agosto in testa con il 17,1% di operazioni seguito da luglio con il 14,4%, settembre con il 10,3% e giugno con il 7,3%.

Tra le regioni italiane ad essere maggiormente coinvolte sono state il Piemonte che ha fatto registrare il 17,4% del totale di interventi effettuati in Italia nel 2023 seguito dalla Valle D’Aosta con il 13,8%, la Lombardia con il 12,7% e dalle Province autonome di Trento con il 12,5% e quella di Bolzano con il 10,8%. Per l’Abruzzo il 2023 ha fatto registrare l’1,6% degli interventi (quasi 200). Per i 5 mila 845 interventi effettuati con il supporto di elicotteri la quasi totalità ha visto l’utilizzo di mezzi del Servizio sanitario regionale mentre per i restanti casi, gli operatori si sono avvalsi dei mezzi aerei degli enti dello Stato con cui il CNSAS collabora ovvero i Vigili del Fuoco, l’Aeronautica Militare, la Guardia di Finanza, la Polizia e l’Esercito Italiano.

Tra gli interventi che hanno coinvolto maggiormente il CNSAS nel 2023 il report ricorda le operazioni di soccorso compiute nel mese di maggio in occasione dell’alluvione che ha colpito la regione Emilia Romagna, attività compiute con l’aiuto di tecnici provenienti da diverse regioni italiane tra cui l’Abruzzo e in collaborazione con “team specializzati ed equipaggiati per intervenire in ambienti allagati”. Ultima operazione di rilievo quella di settembre che ha visto concludere con successo il recupero di Mark Dickey lo speleologo americano rimasto bloccato a circa 1000 metri di profondità nella grotta Morca in Turchia. Operazioni lunghe e complesse alle quali hanno partecipato anche diverse squadre del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico provenienti dall’Italia.

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