Addio a Rosina, la giovane madre che salvò il soldato

La incontrai in un pomeriggio caldo di settembre di tre anni fa. Mi accolse a casa sua, con un sorriso che nascondeva un po’ di emozione per l’argomento dell’intervista. Accanto a lei c’era tutto il suo mondo, la famiglia, sua figlia, sua nipote e la pronipote. Ero lì per parlare della sua storia, divenuta tra le più belle e lette e che in quei giorni stava richiamando l’attenzione di giornali e tv, nazionali e internazionali. Davanti a me avevo “Rosina, l’angelo di Len”, la giovane madre che nel 1943, durante il secondo conflitto mondiale, salvò la vita ad un soldato inglese, Leonard. E lo fece con forza di donna, di giovane madre e moglie di un marito che combatteva al fronte, mettendo a repentaglio la sua stessa vita.

Ieri la coraggiosa protagonista di questa storia, Rosina Spinosa, si è spenta a 97 anni. Rosina e i suoi occhi di mamma hanno dato molto, hanno regalato con il suo racconto un pezzo della storia di questo Paese ma soprattutto un pezzo di umanità che sa andare oltre le parti, oltre le divise, gli schieramenti di una guerra assurda.

Solo un anno fa era scomparso Len. Eppure quei due ragazzi dei tempi della guerra, che si erano persi di vista per 74 anni, nonostante le incessanti ricerche dell’ex soldato inglese, erano riusciti a rivedersi, ancora una volta grazie ad una videochiamata. Gli autori della Seadog production, che hanno realizzato un docufilm sugli alleati e Campo 78, nel 2017 erano riusciti a rintracciare Rosina.

E quell’ultimo incontro via Skype me la raccontò proprio lei. Rosina quel giorno mi consegnò i suoi ricordi, mi parlò a lungo di quelle giornate di paura, di sirene, di stenti. I giorni del terrore nazi-fascista, delle bombe, delle retate dei tedeschi che entravano con violenza nelle abitazioni in cerca di prigionieri in fuga. Ricordo i suoi occhi che guardavano a quel passato, per noi lontano, bianco e nero, ma che per Rosina era ancora così nitido, nonostante le pause della memoria, dell’età. Quel passato era lì, e così si fermava per riordinare i ricordi e il discorso riprendeva il suo avvio. A quei tempi molti peligni prestarono aiuto a soldati e antifascisti, molti pagarono questa scelta di umanità con la vita. Rosina aveva 19 anni, era una mamma di due bambini, con un marito chiamato a combattere. Una sera del ‘43 incontrò sulla sua strada, in via Zappanotte, assieme al padre e ai suoi zii, un soldato inglese, uno di quelli che sulla carta doveva essere considerato nemico. Non esitarono nemmeno per un attimo ad aiutarlo e gli offrirono nascondiglio in una vecchia casa dove altri sei soldati erano rifugiati.

Era Rosina a portare loro cibo e calore umano con quel sorriso che arrivava nonostante parlassero due lingue diverse, sconosciute. “Mio padre aveva preparato la polenta quella sera” mi raccontò, “poi però qualcuno fece la spia e arrivò la soffiata ai tedeschi”. Rosina decise di nascondere in soffitta Len e un altro militare inglese, mettendo davanti a quella porta del nascondiglio una credenza. La giovane moglie sperava in cuor suo che anche per suo marito qualcuno avesse offerto un aiuto, teso una mano. Len superò il controllo dei tedeschi che non riuscirono a trovarlo. Poi, poche ore più tardi iniziò la sua fuga, attraversando i fianchi della Majella e imboccando quel sentiero della libertà. Il soldato inglese si salvò e riuscì a tornare nella sua terra. Ma negli anni il suo pensiero era sempre per Rosina “She’s my angel”. La cercò a lungo venendo persino a Sulmona nel 2009 in quella casa dove la donna però non abitava più, perché per lungo tempo Rosina aveva vissuto in America, rientrando solo dopo diversi anni a Sulmona. Ma il destino e il cuore di Len quasi centenario, non potevano arrendersi, prima di morire lui avrebbe rivisto quella ragazza alla quale doveva tutta la sua lunga vita. A distanza di 74 anni, davanti ad uno schermo con le rispettive famiglie e le quattro generazioni venute al mondo e raccolte davanti ad un pc, la giovane mamma e il soldato inglese si erano tornati a guardare, in una videochiamata commossa, carica di gratitudine e affetto. Un abbraccio che seppur virtuale superava le lunghe miglia di distanza.

Rosina, il simbolo della donne della guerra, dell’amore materno, delle donne che quel conflitto lo hanno respinto a loro modo, con la loro forza. Rosina e la sua lezione di vita, l’umanità che non ha divisa.

Anna Spinosa

5 Commenti su "Addio a Rosina, la giovane madre che salvò il soldato"

  1. Bell’articolo!

  2. Onore a te Rosina, che il esempio d’amore sia da guida a tutti

  3. da non perdere il documentario sul campo 78, commovente l’incontro via skype della nostra Rosina con il soldato inglese. RIP

  4. Ciao Rosina.

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