Attacco hacker, D’Alfonso chiede la testa di Romano

Relazionare dire tutta la verità e rassegnare le dimissioni, indipendentemente dalle responsabilità pregresse, qualora vi fossero, da accertare in tutte le sedi civili, contabili e persino penali. E’ quanto chiede Alfonso D’Alfonso coordinatore regionale Demos, dopo l’attacco hacker che ha portato alla diffusione dei dati sanitari dell’utenza della Asl 1 Avezzano-Sulmona-L’Aquila.

Da circa due mesi, infatti, i dati sensibili e riservatissimi degli abitanti della provincia sono sul web a disposizione di cybercriminali, ricattatori e delinquenti di ogni tipo. “Sanno se abbiamo l’HIV, un tumore, una malattia venerea – commenta D’Alfonso -. Se abbiamo praticato un’interruzione di gravidanza o siamo in cura per una disfunzione  erettile o per disturbi psichiatrici, giusto per fare dei piccoli esempi. Ormai è chiaro che ci troviamo di fronte ad una catastrofe e la direzione strategica ancora tiene nascosti quali sono i dati per i quali mancano i backup dati ormai irrimediabilmente persi”.

D’Alfonso chiede la testa del direttore generale dell’Azienda sanitaria locale, Ferdinando Romano, individuato come responsabile del blocco dei server e della conseguente diffusione dei dati clinici degli abitanti della provincia. “Le dimissioni – prosegue D’Alfonso – sono inevitabili per il modo inqualificabile con cui si è gestita la fase successiva al data bridge avendo l’unica preoccupazione di non rilevare l’entità del danno”.

Per D’Alfonso il danno economico che potrebbe arrivare dalle sanzioni del garante della privacy alla Asl 1, arriverebbe a toccare il tetto dei 20 milioni di euro, ai quali si aggiungeranno le spese legali. C’è, poi, il danno reputazionale all’azienda, il danno grave subito dalle decine di migliaia di  cittadini a cui è stato notificato solo dopo 50 giorni il furto dei loro dati e, soprattutto, il danno del calo della qualità del servizio sanitario.

“Ripeto – conclude D’Alfonso – ormai per DEMOS non ci sono alternative alle dimissioni di tutta la direzione strategica. Il dott. Testa è stato rimosso per molto meno ed è strano che coloro che pretesero quella decisione, sia di maggioranza che di opposizione, ora si ergono a difesa dell’indifendibile o peggio cercano di stare con il classico piede in due scarpe. C’è chi fa politica e non è disposto a fare sconti o a miseri compromessi e mette al primo posto solo gli interessi dei cittadini e la difesa dei diritti soprattutto dei più deboli e fragili. Non c’è parcheggio o garage, concorso oppure nomina di primario che ci interessa, non abbiamo fratelli, figli o cugini da tutelare. Per questo le nostre posizioni possono essere libere e non condizionabili”.

2 Commenti su "Attacco hacker, D’Alfonso chiede la testa di Romano"

  1. Correre ai ripari a cose fatte è ormai impossibile … è come con il Superbonus 110 che è stata l’unica opportunità per i privati di mettere in sicurezza le proprie abitazioni ! Ci vediamo al prossimo cataclisma, tanto in Italia si preferisce così : zero prevenzione e fior di miliardi per risanare !

  2. Certo sarà pure giusto
    chieder che un direttore
    si dimetta, e pur di gusto,
    quando c’è cotanto errore.

    Ma domanda qui mi nasce:
    non è lui, quel ch’ora agisce,
    il signore che in ambasce
    volea mandar chi partorisce ?

    E che pure quei soldini
    di passivo nel bilancio
    volea cacciar dai cittadini
    col far del servizio un trancio ?

    Lasci stare, senta me,
    che della question futura
    ne farà, se giusto è,
    caso la Magistratura.

    Quanto a lei ricordi che
    se vuol vincer regionali
    non dovrà convincer me
    con i suoi soliti strali:

    faccia i fatti e pensi spesso
    alle zone e agli abitanti
    e non faccia il popol fesso
    con attacchi sì irritanti.

    Si domandi, e attentamente,
    a che serve un capoluogo
    se la sua povera gente
    amministra in malo modo.

    Ed un centro cos’è senza,
    se non punto isolato,
    tutta sua circonferenza
    a dargl’un significato ?

    Dunque non critichi; faccia,
    so ch’è tanto più stancante,
    se vuol dar pan per focaccia
    a scrutinio deludente.

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