Carni non italiane per gli arrosticini. Marcelli: “La Regione tuteli il prodotto”

La tutela dei prodotti della propria terra e della propria storia. E’ questo ciò che chiede il Consorzio Agnello del Centro Italia per la salvaguardia dell’arrosticino, sempre più minacciato dalle carni straniere. Ad accendere la miccia, in realtà, è stato il trailer del nuovo film di Christina De Sica, dove l’attore romani pronunciava una battuta poco simpatica sui vini abruzzesi.

Immediatamente il Presidente della Regione, Marco Marsilio, è intervenuto in difesa a spada tratta di una delle specialità regionali. Un intervento necessario, che ha portato Netflix (casa di produzione del lungometraggio), ad eliminare il trailer.

Lo stesso trattamento, la stessa difesa, lo stesso “spirito patriottico”, da parte di Marsilio lo vorrebbero gli allevatori locali abruzzesi. Invece è lo stesso Presidente ad essersi fatto un autogol, facendo subire una rete alla categoria dei pastori e alla regione tutta. Marsilio, infatti, favorì con un disciplinare (quello degli Arrosticini d’Abruzzo Igp) le pecore straniere, superiori ai 30 chili. Solo da animali di questo peso, infatti, sono previsti Arrosticini d’Abruzzo Igp.

In parole povere, le pecore abruzzesi (quelle vere) non potranno ma essere usati per tale marchio, poiché a stento superano i 24 chilogrammi. “Vengono escluse loro e i loro pastori – spiega Nunzio Marcelli – ,per una scelta della Regione Abruzzo, che quel disciplinare avallò, da una produzione che dovrebbe spettare di diritto agli allevatori locali. Gli arrosticini, nati dai pastori del secolo scorso, sono così finiti nelle mani dei commercianti dei nostri tempi”.

E non è difficile da credere visto che le carni maggiormente utilizzate per la produzione vengono dall’Irlanda (Suffolk, Cheviot mule, Beltex) o dalla Francia (Charollais).

“Sono animali che non hanno mai calpestato i pascoli d’Abruzzo – tuona Marcelli – né brucato le loro straordinarie erbe. Ancora una volta in Italia si ripete ciò che accade con tanti altri prodotti Igp, che di italiano hanno solo il territorio in cui avviene la trasformazione. Ecco, dunque che le carni arrivano da Olanda, Brasile, Francia e Irlanda. Vorremo che il Presidente spendesse qualche parola in merito a ciò, per recuperare l’orgoglio abruzzese. A meno che non ci sia qualche disegno, a noi oscuro, che punti a escludere dai premi Pac la componente pastorale”.

Marcelli conclude annunciando che il Consorzio Agnello del Centro Italia sta lavorando a una propria Igp con Gal Abruzzo Italico. “Terminato l’iter burocratico, gli italiani saranno liberi di scegliere tra gli arrosticini trasformati in Italia e gli arrosticini che in Italia nascono, sui nostri pascoli”. Una risposta d’orgoglio, certo, ma anche e soprattutto una risposta ecologica, ambientale e di trasparenza.

3 Commenti su "Carni non italiane per gli arrosticini. Marcelli: “La Regione tuteli il prodotto”"

  1. Con Marsilio che non è nemmeno abruzzese cosa ci si poteva aspettare.?

  2. … guarda che è “ Toccolano” D.O.C., Tocco da Casauria ubicata nella provincia di Pescara…
    Abruzzesi, ci si è per “ linea di sangue”… per DNA… e non per nascita… è come per il mastino Abruzzese o cane da pastore abruzzese, non ti puoi sbagliare, neanche se lo incontri a far la guardia ad un gregge in una lontana landa sperduta in terra d’Australia… lo riconosci a prima vista.
    Non si diventa Abruzzesi per nascita… le nostre “ cocce dure e il nostro essere forti e gentili” non ci vengono tramandate come una Novella, ma trasmesse da una linea di sangue e DNA che si perde nella notte dei tempi… e se ti assenti per qualche anno, quando ritorni e ti fermi a guardare il sole che spunta sulla Majella o un tramonto verso il Sirente… ti prende un nodo alla gola e gli occhi si inumidiscono… è il richiamo del sangue che ci lega alla nostra terra…

  3. Di Carlo Anselmo | 17 Dicembre 2022 at 13:12 | Rispondi

    Sempre forza PESCARA AI PESCARESI GLI ARROSTICINI BONI

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