Memoria e Resistenza: in 320 sul Sentiero della Libertà

Nascosti in un sottotetto riuscirono ad evitare la morte grazie al gesto di un’anziana donna che durante un rastrellamento, per allontanare i tedeschi dal punto di accesso alla botola, fingendo di dover andare in bagno si chiuse a chiave nella stanza. Gesto che spinse il nemico a decidere di non entrare, salvando così la vita ai prigionieri in fuga.

C’è anche questa tra le tante storie di Resistenza umanitaria il cui ricordo ha visto oltre 320 persone questa mattina prendere parte alla XXII edizione del Freedom Trail, il Sentiero della Libertà che ogni anno ripercorre in tre giorni la via di fuga di migliaia di prigionieri alleati e di tanti italiani in lotta per la liberazione dell’Italia dalla dittatura del nazifascismo. Da Fonte d’Amore dov’era il campo di concentramento 78 a Campo di Giove per poi proseguire il giorno successivo lungo le pendici della Maiella fino al Guado di Coccia e ridiscendere sull’altro versante raggiungendo Casoli.

L’appuntamento, organizzato dall’associazione Freedom Trail ha preso ufficialmente il via dopo il taglio del nastro in Piazza XX Settembre alla presenza della presidente dell’associazione Maria Rosaria La Morgia e del vice sindaco della città di Sulmona Sergio Berardi. Un evento che ogni anno raduna tanti giovani studenti come quelli del liceo scientifico cittadino che questa mattina si sono uniti nella marcia per vivere un pezzo di storia del nostro Paese. In linea con l’obiettivo della manifestazione che, come affermato dalla presidente La Morgia, vuole trasmettere la memoria attraverso un’esperienza di vita perché la storia si insegna e si impara soprattutto vivendola.

Ricordando eventi ma anche le tante persone che hanno salvato la vita a chi cercava di raggiungere le linee alleate attraversando un’Italia divisa in due dalla linea Gustav, quando dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, “l’Abruzzo divenne terra di confine e angolo di speranza per tanti fuggiaschi”. Come il padre di Timothy Kingham prigioniero nel Campo 78 che dopo la fuga riparò sul guado di Coccia la cui storia è stata oggi ricordata dal figlio presente alla manifestazione o come un altro prigioniero del campo di Fonte D’amore, il padre di Cristina Balassone venuta a Sulmona da Rapallo per ricordare la storia del genitore rimasto sordo a causa di un’otite che lo ha colpito durante la fredda fuga verso la libertà.

Storie di resistenza e di speranza quelle raccontate dal Freedom Trail attraverso un cammino che serva a ricordare ad ogni passo quei valori di libertà e umanità che hanno illuminato uno dei momenti più bui della nostra storia.

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