Con il cadavere in frigo

Da due mesi, due, è parcheggiato letteralmente in un frigorifero dell’ospedale di Chieti dove, inutilmente, il medico legale e gli inquirenti hanno cercato di capire i motivi della sua morte o anche solo la sua identità.

Sul giallo di Castrovalva, ovvero sul cadavere dell’uomo di età avanzata ritrovato la mattina del 30 luglio scorso lungo la strada che porta nella frazione di Anversa degli Abruzzi, nulla si è più saputo e nulla si sa.

Neanche sui motivi del suo decesso, perché, accertato che non ci siano sul cadavere segni di violenza, non si conoscono neanche le analisi tossicologiche. Non si sa insomma neanche se sia morto per avvelenamento o se sia stato drogato. “Sono analisi molto complesse da eseguire su resti umani in avanzato stato di decomposizione – spiegano i medici – ci vorrà ancora del tempo per avere una risposta”.

A nulla, finora, ha portato poi l’indagine condotta dai carabinieri e allargata al comando provinciale dell’Arma sotto il coordinamento del sostituto procuratore del tribunale di Sulmona, Edoardo Mariotti; neanche a scoprire l’identità dell’uomo, con le ricerche tra le persone disperse o scomparse, che si sono rivelate finora infruttuose.

Di certo la vittima non era censita nella banca dati delle forze dell’ordine, perché le impronte che si sono riuscite a ricavare dal suo corpo, non combaciano con quelle nel database.

Molti indizi lasciano pensare che l’uomo sia stato scaricato sulla via per Castrovalva da qualcuno, probabilmente approfittando del luogo remoto e poco frequentato di una frazione che conta meno di venti abitanti e dalla vicinanza con il casello autostradale di Cocullo, facile via di approdo e di fuga.

La vittima era stata ritrovata nuda avvolta in un lenzuolo e dentro un sacco a pelo da due escursionisti che stavano percorrendo il sentiero dalle sorgenti di Cavuto a Castrovalva, una zona che, per quanto relativamente frequentata, registra comunque, specie in estate, diversi passaggi. E’ probabile quindi che il corpo, che si trovava in avanzato stato di decomposizione e con il volto travisato dal banchetto degli animali selvatici, sia stato, una decina di giorni prima, nascosto nella zona e quindi trascinato dagli animali lungo il sentiero.

Gli inquirenti hanno cercato nelle anagrafi dei Comuni abruzzesi se qualcuno, magari senza famiglia, non risultasse più reperibile. Ma a quanto pare nessuno è fuori censimento. Ora le indagini si stanno spostando nel campo molto più vasto delle verifiche dei tabulati telefonici, per risalire cioè a chi è transitato sulla cella della zona nei giorni precedenti alla morte. Come cercare un ago in un pagliaio, in pratica, data la quantità di turisti transitati a luglio in Valle del Sagittario. Senza conoscere oltretutto l’identità della vittima e un possibile movente.

Un giallo irrisolto mentre la salma dell’uomo senza volto, o quel che ne resta, giace in una cella frigorifera, senza neanche la pietà della sepoltura.

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