Cure primarie, si va in piazza. D’Andrea: “Ci sarò”

Ci sarà anche Attilio D’Andrea, coordinatore del Movimento 5 Stelle e candidato consigliere alle prossime elezioni regionali davanti alla direzione generale della ASL 1 all’Aquila a fianco della CGIL, cittadini e medici di medicina generale per dire no alla chiusura dei Nuclei di Cure primarie.

A sostegno di “un servizio che va avanti dal 2007 e che ha fatto da predecessore alle Case di Comunità per avvicinare i servizi sanitari al cittadino” e rendere più concreto quel diritto alla salute costituzionalmente garantito. Attività indispensabile quella dei Nuclei cui oggi si rivolgono 50 mila cittadini che possono così usufruire, per 12 ore al giorno, di un servizio di medicina territoriale “che come il Covid ci ha insegnato – spiega D’Andrea – è l’unica strada percorribile per garantire un servizio equo”.

Una presenza, quella di domani a L’Aquila importante per D’Andrea che ringrazia dell’invito la sigla sindacale organizzatrice della manifestazione promettendo di dare battaglia “all’ennesima misura portata avanti dalla politica miope del centro destra”.

La stessa politica che ha privato i cittadini che vivono nei territori dell’Alto Sangro e del Parco Nazionale d’Abruzzo e Molise di un medico sull’ambulanza pensando “di ricorrere al supporto dell’esercito per garantire il primo soccorso, certificando così uno stato di emergenza” frutto, secondo il candidato consigliere D’Andrea, della “gestione scellerate della sanità pubblica”. Una misura per la quale nei giorni scorsi sono state raccolte 2000 firme da parte dei cittadini delle aree interne per i quali “il diritto alla salute appare sempre più un miraggio”.

Senza considerare le altre criticità del servizio sanitario regionale che, con le “liste di attesa per visite specialistiche che spesso superano l’anno e una mobilità passiva che pesa sulla collettività circa 90 milioni di euro all’anno” la chiusura dei nuclei di cure primarie non farebbe che aggravare.

Con buona pace di quel Modello Abruzzo come il presidente Marsilio definisce la sanità abruzzese, secondo lui un modello da esportare, incurante del 36% di cittadini abruzzesi che appartenenti alle classi più deboli, sono costretti a rinunciare alle cure.

Queste le condizioni di un modello di sanità che altre regioni dovrebbero adottare ma, conclude Attilio D’Andrea “mi auguro di no per loro e auspico che il 10 marzo i cittadini abruzzesi scelgano di voltare pagina”.

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