Economia, studio della Cna: l’Abruzzo arranca

E’ una ripresa per modo di dire quella dell’economia abruzzese che ha registrato nei primi nove mesi dell’anno numeri migliori, ma comunque in negativo; soprattutto se paragonati al resto della media italiana.

Lo dice uno studio che Aldo Ronci ha fatto per conto della Cna e che segna una perdita di 148 unità tra le imprese artigiane con 1127 iscrizioni e 1275 cancellazioni. Una caduta percentuale di mezzo punto che stride con il +0,67% a livello nazionale.

Il dato negativo rilevato da Ronci si spalma su tutte e quattro le province abruzzesi, anche se con dosaggi diversi: più marcato all’Aquila (-49), Chieti (-44) e Teramo (-39), un po’ meno nel Pescarese (-16). E quanto ai diversi comparti e settori, fatta eccezione per la ristorazione (+12), numeri negativi per tutte le altre categorie, come dimostrano le attività manifatturiere (-62), servizi alla persona (-48), trasporti (-23), riparazione auto e prodotti per la casa (-23), e perfino costruzioni (-14) nonostante il Superbonus. A pagare maggior dazio nel settore delle manifatture, particolarmente falcidiato, sono stati in modo particolare il comparto della moda teramano (-20 tra abbigliamento e articoli in pelle) e industrie alimentari nel Chietino (-6).

Anche inglobando la micro-impresa l’Abruzzo registra dati inferiori alla crescita nazionale: per l’Abruzzo l’incremento di 1.422 unità (anche in questo caso miglior risultato del quinquennio), dà un aumento percentuale prossimo all’1% (0,96%), ma inferiore alla media nazionale (1,64%).

“La ripresa nazionale evidentemente non riguarda tutti – dice il direttore regionale della Cna Abruzzo, Graziano Di Costanzo – e come andiamo sottolineando da tempo prosegue e si accentua lo stato di sofferenza del nostro mondo. Alcuni settori, penso ad esempio al manifatturiero, si stanno ristrutturando attorno a situazioni più consolidate, e l’edilizia arranca nonostante il Superbonus anche in ragione del costo dei materiali. Tutto mentre resta in primo piano il nodo del credito, con molte micro imprese che non hanno potuto accedere ai finanziamenti garantiti. Adesso tutto dipende dalla partita del Piano nazionale di ripresa e resilienza, il Pnrr, che dovrebbe servire ad attenuare le differenze tra grandi e piccoli, consentendo a questi ultimi di poter partecipare a pieno titolo alla irreversibile transizione ecologica e digitale”.

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