Esportazioni abruzzesi, i prodotti chimici trainano la regione. Male il settore dei veicoli a motore

L’automotive è sempre meno centrale nell’esportazione abruzzese al di là dei confini nazionali. A dirlo è lo studio condotto da Aldo Ronci per la CNA Abruzzo, con la regione che si riscopre sempre meno dipendente dal settore dei veicoli a motore, almeno secondo i dati del primo trimestre dell’anno comparati ai due trimestri precedenti.

Solitamente l’automotive è il settore trainante dell’esportazione abruzzese, ma tra gennaio e marzo 2022 ha subito un decremento pari a 226 milioni, mentre il resto delle produzioni è aumentato di 235 milioni con un saldo attivo di 9 milioni. L’Abruzzo rimane comune in fondo alla graduatoria nazionale, ma il miglioramento si tocca con mano, passando dall’ultimo posto del primo trimestre del 2021 all’attuale terzultimo.

Notevoli incrementi si registrano nell’esportazione di prodotti chimici (+59 milioni), articoli farmaceutici (+50 milioni), prodotti in metallo (+37 milioni), prodotti tessili (+31 milioni), articoli in gomma (+27 milioni e apparecchiature elettriche (+13 milioni).

“Le variazioni sono state disomogenee – spiega Ronci – L’Aquila e Teramo hanno registrato incrementi rispettivamente di 71 e 83 milioni, mentre Chieti e Pescara hanno invece subito flessioni rispettivamente di 140 e 3 milioni. In valori percentuali L’Aquila (+27,7%) e Teramo (+24,3%) hanno segnato crescite più alte di quella italiana (+22,9%), mentre Pescara (‐3,9%) e Chieti (‐8,8%) registrano variazioni negative. Gli apprezzabili incrementi dell’export dell’Aquila e di Teramo, sia in valori assoluti che in valori percentuali, sono da ascrivere nel primo caso ai prodotti farmaceutici (+53;+41,1%), nel secondo a tessili e abbigliamento (+21;+51,2%)”.

Buone nuove anche sul fronte agro-alimentare, con un incremento di 13 milioni di euro delle esportazioni, arrivate a quota 190 milioni. L’Abruzzo, con il suo +7,5%, resta però lontano dall’incremento nazionale che ha toccato quota +19,6%

“Uno sguardo, infine, all’influenza esercitata dagli scenari di guerra sulle nostre esportazioni – conclude Ronci – il conflitto in corso derivamente dall’aggressione della Russia all’Ucraina genera flessioni di 4 milioni di euro verso la Russia, di 7 per l’Ucraina. In assoluto resta però la forte margilità di questi mercati sul totale della nostra bilancia: appena 0,4% nel primo caso, 1% nel secondo”.

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