Fame d’aria: ospedale al collasso. Altri 23 contagi e un ricovero in rianimazione

La chiama “riorganizzazione immediata del sistema” l’assessore Nicoletta Verì, ma così immediata non sembra proprio essere. Per restare all’ospedale di Sulmona, che non è neanche uno di quelli che sta peggio, c’erano ieri sera dieci persone in attesa di essere ricoverate, una di queste da tre giorni si trova nella cosiddetta area grigia. Da tre giorni. Persone positive sparse tra l’ex pronto soccorso (in parte anche inagibile), il pre-triage, qualcuno addirittura nelle ambulanze parcheggiate nel piazzale e utilizzate come “posti letto” di fatto, anziché servire alla normale gestione dei trasporti dei pazienti, positivi e non. Tutti in attesa di essere ricoverati, non si sa dove. Pescara prende pazienti Covid con il contagocce, L’Aquila è praticamente esplosa e Avezzano idem. Paradossalmente il posto lo trova solo chi deve andare in terapia intensiva: ieri sera, purtroppo, uno dei ventitrè positivi registrati in Centro Abruzzo nelle ultime ore, una cinquantaquattrenne, è stata portata a Pescara in rianimazione. Tre sono stati mandati a casa, nonostante la “fame d’aria”, gli altri sparsi tra l’ex pronto soccorso e l’anestesia, senza camere a pressione negativa, senza percorsi sporco pulito, senza personale, con una sola infermiera a star dietro a tutti. Un reparto Covid nei fatti, ma non sulla carta. Con tutti i rischi e nessuna assicurazione da protocollo.

“La situazione è sotto controllo” dice la Verì, ma sul territorio i feedback sono di tutt’altro tenore: nel nosocomio dell’Annunziata i pazienti vengono “scaricati” come pacchi postali, mentre mancano i tamponi ed è difficile non solo fare il tracciamento dei potenziali positivi, ma anche accertare quelli che lo sono. Neanche le cose più elementari si riesce a fare: il pre-triage che doveva essere spostato su via Montesanto, così avevano annunciato ormai giorni fa, è ancora dove si trovava prima. Un tendone all’ingresso e una fila di macchine di giorno lungo viale Mazzini per fare i tamponi che, tra l’altro, non ci sono.

Per evitare che le persone, già provate dal contagio e dai sintomi della malattia, debbano attendere in una zona non attrezzata e non rispondente agli standard di sicurezza, la Cisl Medici ha chiesto di destinare l’area grigia al ricovero momentaneo dei pazienti in attesa di posto letto Covid, zona allegeritasi con l’arrivo del macchinario per processare i tamponi “in casa”. “Questa soluzione consentirebbe, inoltre, al personale di pronto soccorso di lavorare più dignitosamente – spiega Gianna Tollis della Cisl -, nel rispetto della sicurezza sul luogo di lavoro. In questo momento storico, infatti, è quanto mai necessario lavorare con lucidità”.

L’emergenza, già, si dirà. Eppure oggi non è marzo e neanche aprile: la seconda ondata era attesa, annunciata per tempi e potenza, iniziata qui in Valle Peligna già da agosto. E nulla è stato fatto, nessuna azione di preparazione e prevenzione. Mentre gli attualmente positivi nel Centro Abruzzo toccano ormai quota 190: da Sulmona a Castel di Sangro, passando per Villalago fino a Secinaro e mezza Valle Peligna. Tutto d’un fiato, senza fiato.

3 Commenti su "Fame d’aria: ospedale al collasso. Altri 23 contagi e un ricovero in rianimazione"

  1. L’area grigia ha un ruolo ben definito e la cittadinanza ringrazia che c’è un reparto che fa la differenza tra negativi e positivi e lo fa tutt’ ora. La responsabilità e la visione di chi ci lavora è diversa da tutti i colleghi. 5 infermieri e 5 os lavorano 1 inf e 1 os a turno per la sicurezza dei pazienti in ospedale altrimenti nei reparti ci sarebbe un alto rischio di contaggi. Questa è sicurezza sul lavoro cara “Cisl”.

  2. “il pre-triage che doveva essere spostato su via Montenero” Via Montenero ? Ma l’ingresso del PS è Via Montesanto

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