I Cento Passi del Patini-Liberatore

Se potessero parlare le colline dell’Alto Belice Corleonese ne avrebbero di vicende e avvenimenti da raccontare. A volte, però, non è necessario l’utilizzo della parola per tramandare la storia, seppur oscura, non solo di questo spaccato della Sicilia ma di tutta la penisola italiana. I possedimenti confiscati alla mafia urlano abbastanza per entrare nelle menti e nelle coscienze di tutti. Che siano centinaia di ettari di terre oppure piccole palazzine, ogni centimetro confiscato a Cosa Nostra è un centimetro di libertà e giustizia guadagnato per tutti gli altri che si trovano dalla parte giusta della barricata. Quella parte che non vive nell’omertà, che non abbassa la testa e che vorrebbe gridare come Peppino Impastato cosa sia in realtà la mafia e tutti i suoi affiliati.

Gli studenti delle classi terze e quarte dell’istituto d’istruzione superiore Patini – Liberatore di Castel di Sangro i luoghi simbolo di quelle confische li hanno potuti visitare, guardare con gli occhi e toccare con mano, grazie al viaggio d’istruzione in sinergia con Libera e con il progetto dell’associazione presieduta da Don Luigi Struzzo, “Libera – Il g(i)usto di viaggiare”. Gli alunni del liceo scientifico, dell’istituto tecnico e dell’istituto professionale, infatti, sono sbarcati in Sicilia ed hanno avuto modo di conoscere da vicino la realtà del riuso sociale dei beni confiscati alle mafie e il territorio circostante, visitare le cooperative di Libera Terra e assaporare alcuni dei prodotti nelle aziende agrituristiche Libera Terra.

A Corleone, luogo di nascita di Salvatore Riina, passato alla storia con il soprannome “Totò”, gli alunni del Patini-Liberatore hanno visitato il Laboratorio della Legalità intitolato a Paolo Borsellino e alla sua scorta. Un ambiente di una valenza unica, dato che la sede è stata confiscata al boss Bernardo Provenzano. Il Laboratorio custodisce 53 opere del pittore di Partinico Gaetano Porcasi. Immagini che parlano, dipinti che raccontano la storia sanguinosa causata dalla mafia con tutte le ferite che questo territorio, e non solo, ancora oggi porta con sé.

Ai ragazzi sono state aperte anche le porte dell’azienda agrituristica Terre di Corleone che nasce su quasi 300 metri quadrati confiscati proprio a Totò Riina. L’agriturismo è stato affidato alla cooperativa sociale Pio La Torre – Libera Terra anche grazie al finanziamento del ministero dell’Interno. La visita dei luoghi simbolo delle confische alla mafia è stata così accompagnata anche dalla degustazione dei prodotti nati proprio da quei terreni che non fruttavano denaro, ma erano simbolo di un potere e di un controllo capillare della malavita sul territorio. In mezzo a tutto ciò non è mancata la narrazione delle vittime legate a Cosa Nostra, da Giovanni Falcone a Paolo Borsellino, passando per Mauro De Mauro arrivando a Giuseppe Impastato, che ancora oggi vorrebbe urlare cosa è la mafia.

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