Il focolare del Covid

Fino a un paio di giorni fa c’erano anche loro tra gli oltre duemila positivi del Centro Abruzzo: mamma, papà e tre figlie, per i quali l’esperienza del Covid ha mostrato “il lato buono”.

Un inguaribile ottimismo, insomma, che è proprio degli imprenditori, a cui questa storia di “malattia” si riferisce.

Sì, perché al netto della paura e dei timori, e fatta salva la sostanziale buona salute di cui hanno goduto tutti i membri di questo nucleo familiare, quella del virus, per loro che vivono a centinaia di chilometri di distanza gli uni dagli altri, è stata colta come un’opportunità.

“Due delle mie figlie vivono rispettivamente a Milano e Roma – spiega l’imprenditore – e normalmente, anche a causa del lavoro, abbiamo poche occasioni per stare e spendere del tempo insieme. In questo senso la quarantena forzata per tutti e cinque, tra le stesse mura, ci ha regalato un periodo di intimità familiare che non vivevamo da diversi anni”.

Il caso e il contagio hanno voluto infatti che la famiglia risultasse positiva alla Vigilia di Natale: prima una figlia e poi a stretto giro tutti gli altri componenti della famiglia, la cui positività è stata accertata dalla Asl il giorno di Natale: “Sono stati straordinari – commenta l’interessato – il 25 a sera si sono presentati a casa per fare il tampone molecolare a tutti”.

Insomma più che un focolaio, un focolare del Covid.

“Siamo tutti vaccinati, io e mia moglie con tre dosi, le mie figlie con due – continua – di conseguenza abbiamo avuto sintomi molto leggeri: qualcuno con un decimo di febbre, qualcun’altra con un po’ di raffreddore. Insomma nulla di grave e preoccupante. Così ne abbiamo approfittato per stare insieme, per staccare la spina dalla routine quotidiana che per un motivo o per un altro non ci concede tanto tempo da dedicare agli affetti. Insomma, paradossalmente, questo è stato il Natale più intimo di sempre”.

Se non ci fosse stata la quarantena, infatti, le figlie sarebbero ripartite subito per le città nelle quali vivono e il brindisi del 31, probabilmente, ognuno lo avrebbe fatto per conto suo.

La quarantena è durata, neanche a farlo a posta, fino alla fine del periodo di festa, con l’ultima negativizzazione arrivata domenica scorsa. Più di due settimane di “pausa”, insomma, che ricordano le vacanze d’altri tempi; quelle del focolare domestico che è poi il senso più vero e profondo del Natale, anche dal punto di vista laico.

Probabilmente “convivere con il virus”, la frase che sempre più frequentemente sentiamo ripetere, vuol dire anche questo. E forse è il caso di abituarsi e mettersi l’anima in pace, perché secondo le previsioni da qui ad un mese, mezza Europa sarà stata contagiata.

Un’occasione, tenendo incrociate le dita sul decorso dell’infezione, per riappropriarsi di un pezzo della propria vita.

5 Commenti su "Il focolare del Covid"

  1. Mamma me….l’autocelebrazione del 2%.
    Contenti come i criceti nella ruota!

    • ci sono i criceti e ci sono i topi, quelli che scappano nelle fogne e portano malattie. Trovo questo racconto un incoraggiamento a superare con il sorriso, finché si può, le difficoltà che sta creando questa pandemia. Chi non ne legge una notizia, non sa probabilmente leggere neanche i libri e la vita

  2. Quindi? Quale sarebbe la notizia? Mah

  3. Criceto, ma il 2% è il cervello che ti rimane?

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