La “farsa” delle dimissioni, le prime reazioni

“Una farsa: ennesimo sfregio alle istituzioni”. A due giorni dal ritiro delle dimissioni da parte del sindaco di Sulmona Annamaria Casini e all’indomani del Consiglio comunale convocato con urgenza e svolto solo tra la maggioranza non mancano, ovviamente, dure reazioni a partire da Domenico Capaldo e Daniele Licheri per la Sinistra Italiana. “Qui si trattano le Istituzioni come ‘cosa propria’- denunciano i due-, senza dignità e senza etica politica. Lo sapevamo già due anni fa, fin dalla campagna elettorale che il personaggio era politicamente ed amministrativamente inadeguato ai bisogni della Città, oggi con questo reiterato gioco al massacro sulla pelle di Sulmona ne abbiamo piena conferma”. Per Capaldo e Licheri, insomma, la prima cittadina avrebbe dovuto mantenere le dimissioni per darsi “ad occupazioni più confacenti, invece si preferisce traccheggiare, tirare a campare alla bene e meglio, mi chiedo con che faccia si possa uscire di casa la mattina”.
Dura considerazione alla quale si affianca quella del MeetUp Amici di Beppe Grillo Sulmona che, oltre alle frecciatine sul ritiro, parla di una amministrazione “lenta perfino nella distruzione sua e nostra, fisica e interiore, artefice di un’agonia terribile, di un girotondo intorno al baratro sempre più incombente, responsabile di aver portato questa città allo sbando, senza possedere una identità politica, senza essere capace né di proporre e, ovviamente, tantomeno di attuare”. “Continui insulti all’intelligenza di un popolo” aggiungono i pentastellati riferendosi ai sulmonesi, una “amministrazione, immobile, anche dal punto di vista culturale, nell’anno ovidiano in cui fuoco e fiamme sarebbero dovute scaturire dalle mura orgogliose e grate al sommo poeta. E invece, solo qualche soldo buttato qua e là, a favore di qualche amico degli amici e senza alcun risultato di particolare evidenza, qualche viaggio privo di scopo se non quello di sperperare i denari e le ultime speranze”. E giù con le domande, quelle che in realtà passano un po’ per la testa di tutti. Ci si chiede, e se lo chiedono anche i grillini peligni, ad esempio, a cosa sia servita “questa ennesima sceneggiata”, perchè dare e ritirare le dimissioni: “Per dare tempo al suo mentore regionale di preparare una campagna elettorale che al momento lo vede perdente e sguarnito? Per procacciare nuovi adepti dopo aver corroso i precedenti? Per alimentare il morente sistema delle liste civiche ‘gratta voto dai barili’, privo di alcuna idea politica, improntato solo alle soddisfazioni dei bisogni del capo?”, per una vacanza, un nuovo nome, per scaricare le responsabilità, per guadagnare tempo e via dicendo. Grattacapi che, a questo punto, chissà mai se riusciranno ad avere una risposta. Intenzionati ad arrivare anche a Palazzo San Fraancesco, i Cinque Stelle sono pronti a cavalcare l’ondata del malumore generale. “Prendere atto di un fallimento- propongono intanto- non è soltanto questione di onestà intellettuale, perché nella comprensione dello stesso, ci potrebbero essere soluzioni utili ad una città disastrata, per limitarne quantomeno i danni”.
S. P.

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