La “ravara” del Morrone finisce in tribunale

L’udienza davanti al giudice del tribunale di Sulmona è stata fissata per il prossimo 5 dicembre: per la frana sul monte Morrone, quella che il 16 agosto scorso travolse i terreni dei Pantano, intorno all’omonimo Casino, in località Santa Lucia, fino a fermarsi sui muri di cinta di due ville a valle dove risiedono ancora oggi delle famiglie, il Comune dovrà rispondere davanti alla legge. Per quanto fatto e soprattutto per quanto non fatto.

I proprietari, infatti, tramite gli avvocati Giovanni e Pietro Autiero Celidonio, hanno proposto ricorso al tribunale chiedendo e rivendicando la necessità di interventi immediati al fine di “eseguire i lavori e le opere che si riterranno necessarie per ovviare al pericolo dei gravi danni che si teme possano derivare da nuovi smottamenti”, interventi che probabilmente, come richiesto, dovrà essere un perito del tribunale stesso a dover valutare.

Troppo lassismo e troppo silenzio da parte del Comune, insomma, che solo qualche giorno fa si è degnato di emettere, dopo tre mesi, un’ordinanza di parziale interdizione all’area oggetto della ravara, vietando il transito veicolare e, in condizioni metereologiche critiche, anche quello pedonale.

“Il comportamento omissivo tenuto dal Comune di Sulmona – si legge nel ricorso -, consistito nel non aver provveduto in tempo ad adeguare le opere già esistenti, realizzarne delle nuove più efficienti, nonché per aver omesso la regolare manutenzione delle opere già esistenti e per aver omesso di intervenire dopo la frana del 16 agosto al fine di rimuovere i detriti e ripristinare il territorio, adeguare le opere già esistenti e realizzarne delle nuove e più efficienti, si ritiene, sia lesivo dei diritti soggettivi dei singoli odierni ricorrenti”.

Il Comune, spiegano, si è limitato infatti dopo qualche giorno semplicemente a far “brillare” ovvero a demolire alcuni dei massi più grandi che erano scesi a valle e neanche tutti, a causa, avrebbero riferito gli stessi addetti alla pulizia, della mancanza di sufficienti fondi.

Con quell’incalcolabile quantità di detriti che ancora oggi copre decine e decine di piante di ulivo e preme sui muri di cinta delle due ville, compromettendone la staticità.

“La responsabilità di quanto accaduto e di quanto ancora, si teme, possa accadere – continua il ricorso -, è riferibile unicamente al Comune di Sulmona, tenuto alla custodia e manutenzione del proprio territorio, responsabile di aver omesso di espletare l’attività utile per evitare l’insorgenza ed il persistere, aggravato, del pericolo”.

E questo sia subito dopo gli eventi del 16 agosto a seguito dei quali, pure, l’amministrazione comunale dichiarò essere necessaria un’immediata messa in sicurezza, sia prima di quella data visto che la manutenzione delle cosiddette briglie costruite in passato per fermare la possibile discesa di detriti non è mai stata fatta, anche e soprattutto dopo il devastante incendio del 2017 che, come ammesso dagli stessi tecnici, è stato uno delle cause più importanti per l’evento franoso.

Inutile dire che l’operazione di bonfica, anche parziale, della zona richiederebbe ingenti fondi, che il Comune ha cercato di sollecitare alla Regione, ma dei quali non si ha ancora traccia.

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