San Francesco e gli scheletri nella cripta

Il fine è duplice: da una parte quello di svelare un mistero, ovvero l’origine e la datazione dei resti umani ritrovati, e dall’altra di restituire a Sulmona e al suo patrimonio storico e architettonico la chiesa nascosta, o meglio sepolta probabilmente da un fenomeno alluvionale.

Dopo decenni di silenzio e di buio torna la luce sui reperti che si trovano sotto la chiesa di San Francesco di Paola, lì dove prima del 1620 era ubicata la chiesa della Madonna delle Grazie, come attestano diversi documenti ritrovati negli archivi.

La proposta viene dall’architetto Gaetano Pagone che ha chiesto anche l’intervento della soprintendenza archeologica (che dovrebbe nelle prossime settimane fare un sopralluogo) affinché si proceda a catalogare e dare sistemazione ai numerosi scheletri che si trovano nella chiesa sepolta, utilizzata probabilmente solo in un secondo momento come cripta. In quello che probabilmente non era solo un semplice ossario “perché – si chiede Pagone – le reliquie dei cadaveri si presentano mescolate e ordinate in posizione orizzontale”. Un accesso, quello alla chiesa di sotto, che venne inibito, anche qui misteriosamente, con un solido muro e che altrettanto misteriosamente venne svelato negli anni Settanta dando seguito a una seduta medianica fatta ricorrendo all’ipnosi nel 1950 da Mario Esposito, scrittore sulmonese morto lo scorso anno.

“Per mezzo di questa operazione medianica, operata su bravissimi sensitivi, la cui partecipazione è volontaria, come Francesca Parente, Gianni Vignolo, Doro Di Bartolomeo, prevediamo l’ubicazione e l’interno di una chiesetta, situata al di sotto del Convento dei frati cappuccini di Sulmona: S. Francesco di Paola – scriveva a suo tempo Esposito -. Sotto l’effetto dell’ipnosi, uno dei sensitivi, cioè Doro Di Bartolomeo, cui vieto pure il vizio di fumare per mezzo della suggestione post-ipnotica, ci indica con prontezza e forza persuasiva il punto esatto per lo scavo: parete sinistra, guardando a Nord. Immediatamente dopo, passa a precisare con tono esclusivamente duro, come se volesse mostrare di aver assimilato perfettamente le sue esperienze di autentico medium, la distanza che intercorre tra il muro della cantina e la chiesetta: precisamente m. 5,10”. 

Dove fu poi effettivamente ritrovata la chiesa sepolta. Per chi non crede all’ipnosi e alle sedute medianiche, è possibile che quella della chiesa sepolta fosse una voce che circolava da decenni negli ambienti religiosi che probabilmente ebbero modo di scoprire la chiesa nel 1931 durante alcuni lavori di rifacimento della pavimentazione di San Francesco di Paola.

Sta di fatto che lì sotto ci sono ancora decine di resti umani, la cui provenienza e origine è ancora da decifrare: “Si può ritenere che questa ‘cripta’ servisse oltre per i ‘borghesi’ morti nel cammino verso il ‘Regio Tratturo’ ma anche per quanti non godevano il seppellimento nelle chiese interne alla città – scrive Pagone -, per i religiosi paolotti, morti nel loro convento, per i cadaveri della peste del 1656, del terremoto del 1706, finché con l’editto napoleonico di Saint Cloud del 12 gennaio 1804 si proibì la sepoltura nelle chiese e si prescrisse che le inumazioni avvenissero in cimiteri fuori l’abitato e nell’11 marzo 1817 Ferdinando I di Borbone decretò la costruzione di cimiteri pubblici e l’interdizione delle sepolture nelle chiese. E’ accettabile l’opinione che la zona semicircolare, a destra dell’altare, racchiude anche i resti del Capit. De Benedictis, fondatore del Convento e quella a sinistra i resti del Correttore dei Minimi di Sulmona, Fra Francesco Scora di cui scrive il Ciavattoni”. 

“Ripristinare l’ingresso in questa cripta – è l’auspicio di Pagone -, raccogliere tutte le ossa benedette per deporle nell’ossario del cimitero pubblico, ripulire la cripta stessa sicché diventi un luogo adatto di preghiera o — se si vuole — dei benemeriti dell’Ordine, con due gradinate aperte ai due lati della chiesa superiore”. 

3 Commenti su "San Francesco e gli scheletri nella cripta"

  1. francescovalentini1935 | 16 Aprile 2021 at 16:02 | Rispondi

    La questione degli scheletri nella criptaxdella Chiesa di San Francesco di Paola a Sulmona sta tornando alla ribalta:unico cruccio il fatto che non ci sia piu’ Mario Esposito che per primo sollevo,credendoci fermamente,il problema:nemo profeta in patria,come suol dirsi,ma aveva visto giusto e quando ne parlammo personalmente mi colpi’ il suo entusiasmo,come sempre accadeva quando in causa entravano le cose cittadine. Avanti con le ricerche anche per gratitudine a chi non e’ piu fra no

  2. Il “solido muro” è un muro di fondazione
    Del convento , non mi ricordo le decine di cadaveri, ci sono entrato diverse volte in quella cripta, 40 anni fa circa ,prima e dopo i lavori di rifacimento della pavimento della chiesa soprastante

  3. Etsi multa luctuosa

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