Skype in carcere, l’ipotesi anche a Sulmona

Detenuti in video-chiamata con i propri parenti, compresi quelli del 41bis e delle carceri di massima sicurezza, quindi anche Sulmona. E’ l’ipotesi in discussione in Commissione giustizia della Camera nell’ambito  delle modifiche al codice penale, di procedura e dell’ordinamento penitenziario, che contempla, tra le altre cose, anche momenti intimi con le proprie donzelle. Una possibilità condannata fortemente dall’Associazione Vittime del Dovere e per il quale la Uilpa territoriale, con Mauro Nardella in testa, che l’ha definita una “notizia shock”.

Un salto verso le nuove tecnologie, quindi, che oltre alle classiche telefonate consentirebbe strumenti come Skype. Tale ipotesi, però, non è ben vista dal sindacalista il quale ha espresso tutta la sua contrarietà per ragioni di sicurezza. Nardella, infatti, giustifica il suo disappunto legandolo all’ulteriore controllo che i caschi blu sarebbero costretti ad esercitare visionando le immagini, per prevenire la possibilità di una ipotetica comunicazione segreta, mimica e gestuale. Una previsione probabilmente basata su possibilità concrete, ma anche un po’ forzata. Anche una telefonata, infatti, potrebbe serbare i più pericolosi messaggi se c’è l’intenzione. Stare al passo con i tempi, approfittare delle opportunità dei nuovi mezzi di comunicazione porta con sé, ovviamente, l’adeguamento anche dei sistemi di controllo, sarebbe impensabile il contrario.

La legge 354 del 1975 attualmente prevede un colloquio al mese ad intervalli di tempo regolari e in locali attrezzati in modo da impedire il passaggio di oggetti; vieta i colloqui con persone diverse dai familiari e conviventi, salvo casi eccezionali; I colloqui vengono sottoposti a controllo auditivo e a registrazione, le telefonate anche. Il nuovo disegno di legge apre uno spiraglio sui collegamenti audiovisivi anche se a fine marzo scorso il ministro Orlando aveva escluso l’applicazione nel 41bis.

s.pac

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