Stop al “tampone selvaggio”

Gagliano, Prezza, Castel di Sangro, ma anche Raiano, Roccaraso e tutti gli altri Comuni che hanno avviato lo screening della popolazione tramite tamponi rapidi e/o sierologici, dovranno fermarsi. A partire da ieri sera, infatti, con ordinanza del presidente Marsilio, e con decorrenza immediata, è fatto “esplicito divieto di prelevare qualsiasi matrice biologica umana su cui testare con qualsiasi metodica diagnostica la presenza di SARS-CoV-2 eludendo l’utilizzo dell’applicativo di Tracciatura Tamponi della Regione Abruzzo”. Un divieto esteso a tutte le strutture sia pubbliche che private, anche quelle regolarmente autorizzate “ed anche per le indagini sui gruppi di popolazione e/o aree a rischio”.

Il motivo è semplice: evitare la giungla delle diagnosi, dei tamponi o peggio delle quarantene fai da te. Un divieto che si accompagna però anche ad un’apertura e, sostanzialmente, ad uno screening generale di tutta la popolazione abruzzese (al di là, cioè, dell’operazione che si vuole compiere nella provincia dell’Aquila). A partire dai prossimi giorni, ha annunciato l’assessora Nicoletta Verì, infatti, sarà possibile per una larga fetta della popolazione sottoporsi gratuitamente a test sierologico o antigenico, ma chi lo esegue avrà l’obbligo di registrare i risultati nel database regionale e quindi alle Asl di riferimento. Questo al fine di consentire di “ricondurre il percorso diagnostico per l’infezione da SARS-CoV-2 all’interno del governo clinico”. Insomma lo screening deve essere monitorato dall’autorità pubblica sanitaria, altrimenti non ha senso o peggio può essere controproducente, instillando nelle persone presunte patenti di immunità che non possono rilasciare i cosiddetti test rapidi, neanche quelli antigenici.

Ai test rapidi potranno sottoporsi gratuitamente gli operatori sanitari, le forze dell’ordine, i genitori e i conviventi degli studenti delle scuole, gli studenti stessi, universitari che hanno l’assistenza sanitaria in regione, donne e bambini presi in carico dai centri antiviolenza e case rifugio. Per loro sarà sufficiente un’autocertificazione per sottoporsi al test gratuito (ma tracciato), mentre tutti gli altri potranno comunque eseguirlo a pagamento con la sola tessera sanitaria. Anche i pazienti sospetti saranno esentati dal pagamento, a condizione però che il test venga prescritto dai medici di famiglia, dagli specialisti o dai pediatri di libera scelta.

Nel caso il test rapido (sierologico o antigenico) risulti positivo si ha l’obbligo di contattare immediatamente il proprio medico di famiglia e di porsi in isolamento, per poi sottoporsi entro 48 ore a test molecolare presso una delle sedi dedicate (pretriage o drive through) sul territorio, muniti del referto del test rapido, mantenendo il distanziamento sociale anche all’interno della propria abitazione, con il divieto di uscire di casa. In caso il test risulti negativo ma persistano i sintomi è consigliato ripetere il test o utilizzare altri metodi diagnostici, anche perché, si legge nell’informativa, “un risultato negativo (anche negli antigenici, ndr) non esclude mai la presenza di antigeni SARS-CoV-2 nel campione, poiché potrebbero essere presenti al di sotto del Limite di Rilevabilità del test e se il campione è stato raccolto impropriamente”. E anche questo è un motivo dello stop al tampone selvaggio. 

2 Commenti su "Stop al “tampone selvaggio”"

  1. Ok, è necessario che ci sia un ordine nelle procedure di tracciamento e dunque ben vengano le direttive regionali ma a questi sindaci va fatto un applauso per la sensibilità e prontezza d’intervento, sempre vicini alla popolazione..per questo sono stati eletti!!!

  2. Se si aspettano le ASL…Campa cavallo…

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