Una firma peligna per Santa Maria Novella

Tra la facciata di Leon Battista Alberti, la Trinità di Masaccio e il Crocifisso di Giotto ci sarà posto anche per la firma di un pratolano nella Basilica di Santa Maria Novella, a Firenze. Certo, a leggere i nomi di chi ha messo mano ad uno dei simboli architettonici del Rinascimento viene la pelle d’oca. Ma ad Antonio Zavarella, architetto di Pratola Peligna, residente da alcuni anni a Sulmona, la sfida di poter mettere mano alla struttura fondata da frati domenicani entusiasma.

A Zavarella sono stati affidati gli interventi di progettazione esecutiva e definitiva del rifacimento del manto di copertura della navata centrale e delle navate laterali, più gli interventi sulle due facciate laterali con lavori di stabilizzazione di alcuni elementi della struttura da dover trattare. Insomma, un’opera di grande responsabilità, alla quale si aggiunge anche il coordinamento della sicurezza in fase di esecuzione dei lavori.

Ieri Zavarella ha effettuato il primo sopralluogo assieme alla soprintendenza e Rup per gli interventi che sono finanziati dai fondi Pnrr. Il bando vinto da Zavarella, riguarda finanziamenti per lavori a valere sul fondo per gli edifici di culto (FEC). La gestione passa per conto del Ministero degli Interni, ma chi si occuperà della fase operativa di finanziamento saranno gli uffici periferici, ovvero il provveditorato alle Opere Pubbliche come soggetto attuatore, sotto la supervisione scientifica della sovrintendenza Toscana che farà da supporto. Zavarella attende solo il documento d’intesa alla progettazione, dove saranno specificati con maggiore puntualità gli interventi necessari, per un costo complessivo di un milione e mezzo di euro.

Oltre al cluster di Santa Maria Novella, Zavarella si è aggiudicato anche il bando per i lavori dell’ex convento trecentesco di San Gaggio.

“E’ un prestigio straordinario – commenta Zavarella -. Lavorare per una delle chiese più famose d’Italia e del mondo è un qualcosa che ti inorgoglisce molto. Lavorare in un’opera rinascimentale non è usuale o ordinario. Essere tecnico di questo progetto mi esalta. Lo affronto con un piglio emozionante”.

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