Vaccini, caccia ai deboli tra i monti. Tutti i numeri della provincia

Con 103.859 persone che hanno ricevuto la prima dose di vaccino alla data di ieri (alle ore 12,30), la provincia dell’Aquila si attesta leggermente al di sopra della percentuale media italiana dei vaccinati, segnando cioè un 35,8% della potenziale platea rispetto al 34,04% della media del Paese. Una differenza che si conferma guardando i dati di quanti hanno concluso il ciclo vaccinale, ovvero chi ha ricevuto la seconda dose o la monodose (se Johnson&Johnson o ex Covid) che in provincia dell’Aquila sono il 18,1% (circa 53mila persone) della platea e in Italia il 16,53%. 

Ieri in Centro Abruzzo è stata una giornata molto proficua, con l’inoculazione di oltre 900 dosi, che segnano, nonostante i disguidi e i disagi informatici immancabili, un ritmo abbastanza buono. 

C’è tuttavia ancora da mettere in sicurezza alcune delle fasce più deboli e in particolare i sessantenni che sono stati raggiunti per il 58,1% (la media italiana è 62,3%) della platea (23.730 prime dosi alla data dell’altro ieri) e i cosiddetti fragili (di ogni età) dove mancano ancora circa 2500 persone da coprire, pari al 60% del totale.

Sono un po’ sotto la media italiana anche il resto delle fasce cosiddette ad alto rischio: dei 125 ultracentenari ne sono stati vaccinati 105, mentre sono stati 4002 (sempre alla data dell’altro ieri) gli anziani tra i 90 e i 99 anni di età, ovvero l’82,3%. Un dato basso rispetto all’Abruzzo (87%) e all’Italia (92%).

Si alza, ma non abbastanza, la percentuale nella fascia degli 80/89enni dove le 15.969 persone raggiunte (gran parte anche dalla seconda dose) rappresentano l’84,3% della potenziale platea, anche qui più bassa però rispetto al resto d’Abruzzo (87,9%) e d’Italia (90,2%).

C’è evidentemente un ritardo in queste fasce più deboli in assoluto, dovuto anche all’orografia e all’estensione del territorio provinciale e di conseguenza alla densità demografica che rende più complicato raggiungere gli anziani nei centri più remoti. Per questo ci si augura che l’operazione “borghi Covid free”, ma soprattutto l’azione dei medici di base che dal primo giugno vaccineranno nei loro studi, possano “scovare”, come ha detto il commissario Figliuolo, quelle persone sfuggite alla puntura. Una “caccia” che si spera porterà risultati, prima dell’apertura ai più giovani.

Per il resto la provincia dell’Aquila si attesta più o meno sulla media regionale e nazionale: i 70/79enni coperti sono l’81,4% (24.524 persone – il 79,1% in Italia, l’80,07% in Abruzzo), i 60/69enni il 58,1% (in Italia il 62%, il 59,8% in Abruzzo), i 50/59enni il 32,9% (15.116 – il 34,8% in Italia, il 33,1% in Abruzzo), i 40/49enni il 22,8% (9.563 – il 19,8% in Italia, il 23,1% in Abruzzo), i 30/39enni il 16,6% (5.777 – il 15,8% in Italia, il 16,4% in Abruzzo), i 20/29enni il 13,9% (3.992 – il 13% in Italia, il 12,3% in Abruzzo) e i 16/20enni circa l’1% (421 – il 2,9% in Italia, il 2,4% in Abruzzo).

Di questo totale il 37% circa è riferito alla zona della Marsica, il 33% circa all’Aquilano e il 30% circa all’area peligno-sangrina.

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