Arrosticini, serie tv e territorialità: la Casa de Rustell smuove sulmonesi e non solo

La buona cucina e Netflix vanno a braccetto. Mettici poi lo spirito e la voglia di fare dei giovani come carburante, ed ecco che l’Abruzzo riscopre sé stesso e si fa scoprire, sia da chi viene da oltre frontiera, e sia da chi è nato all’interno dei confini regionali. Merito di “La Casa de Rustell”, evento arrivato alla decima edizione che ha richiamato anche l’interesse di gran parte di sulmonesi e abitanti della Valle Peligna, che lo scorso sabato si sono riversati nei pressi di Pescara per partecipare all’ennesimo appuntamento della grigliata.

Non una semplice arrostata, bensì una manifestazione con giochi a tema, con le serie tv e i talent a fare da protagonisti. Da “Squid Game” a “Mastergrill” (ispirato a Masterchef) fino a “Sarabanda”. E poi, ovviamente, il nome dell’evento che rimanda alla popolare “Casa di carta”, tradotta dallo spagnolo “Casa de papel”.

Il tutto nasce sui colli bolognesi dalle menti di tre ex fuori sede abruzzesi (uno di Bussi sul Tirino, Luca Di Carlo, e due di Ripa Teatina, Giovanni Di Sipio e Luca Angelucci), come ci racconta Luca Di Carlo, uno degli organizzatori. “Volevamo far scoprire il nostro territorio a chi non lo conosceva – spiega il 29enne – e così nel 2017 organizzammo una grigliata come quelle che solitamente si fanno qui da noi a Ferragosto, con prodotti tipici portati da giù. L’evento piacque, gli studenti di Bologna e i ragazzi Erasmus furono entusiasti. La fama iniziò a crescere e decidemmo di darci un nome. Andava fortissimo all’epoca la serie tv “La casa de papel”, e così prendemmo ispirazione chiamando le nostre grigliate “La casa de Rustell”, giocando anche sulla rima con la traduzione in abruzzese del termine arrosticino. Abbiamo così rimodellato il viso di Salvadòr Dalì (maschera indossata dai protagonisti della Casa di carta), sostituendolo con una pecora”.

“Giochiamo anche sulla parola “casa” – prosegue Di Carlo – cambiamo spesso location, dai colli bolognesi fino alle ville con giardino spazioso, ma vogliamo sempre far sentire a casa qualsiasi partecipante o invitato, in un contesto molto informale”.

Poi, da dopo il lockdown, si è tornati in Abruzzo, ma la mission della scoperta del territorio è rimasta la stessa. “Con i nostri giochi a premio permettiamo anche agli abruzzesi di riscoprire la propria regione in un percorso enogastronomico e culinario. Difficilmente l’abruzzese medio ha l’occasione di fare un aperitivo in una città diversa dalla propria, oppure di spostarsi di svariati chilometri per una semplice cena. Noi, mettendo in palio tra i premi delle cene di svariate località della regione, favoriamo alla sua scoperta. Il tutto senza alcuno scopo di lucro”.

Sono stati oltre 120 i partecipanti all’ultima edizione dello scorso sabato, con un buon esodo di sulmonesi, spinti da una rinnovata curiosità per un alimento tipico della regione come l’arrosticino, ma anche per altri piatti tipici.. “In passato abbiamo fatto pallotte cacio e ova per più di 100 persone – prosegue Di Carlo – Non siamo cuochi professionisti, né ristoratori. Piuttosto siamo un team, come quello delle sagre di paese, che vuole far riscoprire i sapori dell’Abruzzo e far riunire anche vecchi amici. Inoltre, da alcuni mesi giriamo le attività abruzzesi che propongono arrosticini per redigere recensioni sul gusto, la qualità e il prezzo. Prossimamente organizzeremo anche una gara presso il locale di Mario Ferri, il celebre invasore di campo vestito con la maglia di Superman”.

Commenta per primo! "Arrosticini, serie tv e territorialità: la Casa de Rustell smuove sulmonesi e non solo"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non verrà mostrato.


*