Cgil, Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila continua lo stato di agitazione

La Cgil comunica la seconda fase dello stato di agitazione del personale dirigente e del comparto della Asl di Avezzano-Sulmona-L’Aquila, chiedendo la convocazione del Prefetto. Incontro che dovrebbe concretizzarsi a breve.

Un taglio dei costi del personale, di circa 5,3 milioni che nella pratica comporta disagi in termini di erogazione dei servizi sanitari pubblici, sia sulle condizioni di lavoro a cui sono costretti ogni giorno i lavoratori. Confermata la forbice su quasi 100 posti di lavoro, si aggrava dunque la situazione, il sindacato aveva parlato in precedenza dell’esigenza ulteriore di personale pari a 277 unità, emerge di fatto, spiegano, “la cronica e strutturale carenza di personale su tutte le categorie professionali”.

Parliamo di numeri, a fronte di una previsi0one di 4053 unità di personale, solo 3417 posti risultano coperti, dunque ben 636 posti vacanti al 31 dicembre 2016, “nel mese di agosto si sono tenuti diversi incontri con i sindaci del territorio, i quali nel prendere atto della grave carenza di personale hanno tutti lamentato che l’attuale dotazione è assolutamente insufficiente a garantire i livelli minimi di assistenza e il mantenimento degli attuali servizi”.

Per Francesco Marrelli, Anthony Pasqualone e Angela Ciccone è inammissibile continuare ad assistere ad accorpamenti e chiusure di servizi sanitari pubblici essenziali a fronte della garanzia al diritto alla salute, una situazione che sta violando, sottolineano, delle normative contrattuali e di legge in materia di orario di lavoro.

Tante le criticità “si assiste ad elaborazioni di turni che vengono predisposti a cadenza settimanale, senza la giusta previsione dei riposi settimanali previsti per legge, senza che vengano garantite le 11 ore di riposo tra un turno e l’altro nell’arco delle 24 ore, senza che si dia ai lavoratori la possibilità di usufruire delle ferie pregresse con conseguente eccessivo ricorso al lavoro in somministrazione (personale infermieristico, ostetrico e operatori socio-sanitari) per i quali si assiste a sottoscrizioni di contratti a cadenza mensile il più delle volte rinnovati a ridosso delle scadenze”.

Si aggiunge poi l’eccessivo ricorso al lavoro straordinario come strumento di attuazione dell’attività ordinaria e programmata, a continue variazioni degli orari di lavoro del personale turnista. Il perdurare del blocco del turnover all’80 per cento comporta il ricorso a tipologie di lavoro precario al fine di mantenere la continuità assistenziale. “Un ulteriore vulnus nei riguardi dei lavoratori, che già vivono nell’incertezza della continuità del rapporto di lavoro”.

Stress e remunerazione per giunta da aspettare “ancora non vengono pagate le prestazioni di lavoro straordinario svolte dal personale nei mesi di novembre e dicembre 2016, le competenze per la produttività collettiva, la liquidazione per le prestazioni di attività di screening, “si aggiunge una reale condizione di dequalificazione professionale generata dalla cronica carenza di personale, dovendo i lavoratori svolgere diverse mansioni per garantire la continuità del servizio sanitario”.

“Ad oggi bisogna rilevare che la Regione Abruzzo non ha provveduto al rilevamento del fabbisogno del personale poiché ha concentrato la propria attenzione sul contenimento della spesa, mettendo in secondo piano quello che dovrebbe essere l’obiettivo prioritario, ovvero la garanzia di servizi pubblici di qualità e fruibili da tutti i cittadini, soprattutto in un territorio che occupa circa la metà della regione in un contesto prevalentemente montano” specificano, chiedendo un intervento chiaro.

 

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