La lezione della pace

Fa freddo fuori dalle aule. La neve ha lasciato le proprie tracce destinate a sciogliersi. Il cielo è limpido. Azzurro. Senza minaccia alcuna di nuove nubi. Senza alcun rischio di vedere scendere sulle proprie teste pioggia, neve o bombe. Una differenza non sottile di questi tempi, dove dall’altra parte del mondo c’è chi non ha nulla per ripararsi. Né ombrelli né scudi. In questo scenario gli studenti del Polo Ovidio hanno dedicato un’ora alla lezione più importante: quella della pace. Il tutto all’ombra dell’Albero dell’Accoglienza, la scultura dedicata a Fabrizia Di Lorenzo, davanti agli occhi della mamma Giovanna, a cui è stata strappata una figlia a causa della follia umana che non trova spiegazione in nessun libro di scuola.

C’è chi cita Einstein, chi Primo Levi. Chi fa rimandi all’articolo 11 della nostra Costituzione. Si canta Bob Dylan e si suona John Lennon, sperando che il vento trasporti verso oriente qualche nota per far cessare il fuoco. Ilaria, quinto liceo linguistico, parla di pace, collaborazione e solidarietà tra i popoli. E come fai a spiegare ai ragazzi poco più che maggiorenni che al mondo c’è chi schiaccia queste parole con una coda lunga 60 chilometri di mezzi armati? Si può commentare, ma non comprendere.

Mescolati agli studenti ci sono anche le istituzioni. L’assessore sulmonese Attilio D’Andrea, che informa tutti sul fatto che il Comune di Sulmona si è già mosso per la ricerca di beni di prima necessità da inviare a Kiev e in tutte le altre città ucraine. Inoltre l’Amministrazione è in procinto di individuare possibili luoghi per l’accoglienza dei rifugiati. SI mormorano gli ex locali del liceo scientifico, ma nulla è ancora certo.

C’è anche il vescovo Michele Fusco, che dice che una preghiera è più forte di una bomba. La fede sta venendo meno anche a chi è rimasto nel granaio d’Europa, le cui sveglie risuonano a rintocchi di mitra e scattano con lampi di notte nel cielo. Roba che finirà sui libri di storia. Per spiegarla ci sarà tempo; oggi si cerca di insegnare la pace.

Valerio Di Fonso

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