L’idrogeno freddo. Rfi latita sul treno verde: 50 milioni a rischio

Rfi raffredda sull’idrogeno e non per trasportarlo a -253 gradi Celsius come si dovrebbe fare sulle navi. Anche perché il combustibile del futuro, così chiamato, deve, o meglio avrebbe dovuto, viaggiare su rotaia, anzi avrebbe dovuto far viaggiare sulla rotaia.

Il progetto, uno di quelli pilota, della linea ad alimentazione ad idrogeno sulla tratta ferrata Sulmona-Terni, rischia infatti di finire in una bolla di sapone.

Nonostante i soldi, tanti, che ci sono nel cassetto: 50 milioni di euro che la struttura commissariale per il terremoto, diretta da Giovanni Legnini, ha già stanziato con un’ordinanza che prevede 22 milioni di euro per la creazione di impianti di produzione e altri 28 milioni di euro per l’acquisto di treni.

Soldi da girare alle Regioni (Abruzzo e Umbria) che a loro volta, nel contratto di servizio, dovrebbero girare a Rfi per cantierare opere e mezzi e che è stata indicata come stazione appaltante.

Le stazioni di produzione erano previste in particolare a Terni e a Sulmona, ovvero ai capolinea dove, una volta arrivati, i treni avrebbero potuto rifornirsi. Per arrivare a definire il progetto, ormai da due anni, struttura commissariale, Regioni, ministero e Rfi, hanno fatto diversi incontri.

Tutto sembrava chiaro e definito, fino a quando Rfi ha cominciato a raffreddare. Ad annunciarlo, non senza preoccupazione, è stato lo stesso Legnini l’altro giorno in un convegno, nel quale ha espresso tutte le sue perplessità sull’assenza di risposte da parte di Rfi.

“Abbiamo fatto numerosi solleciti, l’ultimo qualche giorno fa, affinché Rfi chiarisca la sua posizione – spiegano dalla struttura commissariale – ma al momento non abbiamo avuto alcuna risposta. Non ci sono tempi infiniti per decidere: entro l’anno dobbiamo appaltare i lavori, perché il finanziamento rientra nei fondi del Pnrr che hanno scadenze precise”.

La possibilità, quindi, che i soldi siano destinati altrove se a breve termine Rfi non si farà viva, sono concrete: 50 milioni di euro che potrebbero essere dirottati con una semplice ordinanza verso la creazione di fonti rinnovabili, o come dice il presidente Marsilio, che ieri ha invitato Rfi a chiarire la sua posizione, per l’acquisto di treni elettrici dotati di batterie sufficienti a coprire la tratta ferroviaria Pescara-Roma e Sulmona-L’Aquila.

E’ chiaro che per Sulmona, dove dovrebbe nascere uno dei due impianti di produzione di idorgeno verde (in zona Santa Rufina), sarebbe una perdita non solo in termini economici, ma anche nel posizionamento strategico per le nuove fonti di energia, considerando che anche il sito industriale di Bussi si sta riconvertendo per la produzione di idrogeno.

L’impianto di Sulmona, d’altronde, nelle intenzioni del ministero e della struttura commissariale, doveva produrre combustibile non solo per i treni, ma anche per l’autotrasporto. Con la stazione di Sulmona potenzialmente che potrebbe riacquistare il ruolo centrale che ha avuto in passato. Una svolta strategica, insomma.

“Secondo il Mims, comprare treni a idrogeno e realizzare centri di produzione sostenibile e stoccaggio a km zero sarebbe stato più veloce e conveniente che risagomare gallerie e realizzare la linea elettrica aerea – commenta furioso il presidente Marsilio -. Piuttosto che attendere anni, e nuovi fondi, con lavori impattanti che avrebbero interrotto per lungo tempo l’esercizio ferroviario, abbiamo dato l’intesa in Cabina di Coordinamento integrata per l’utilizzo del Fondo complementare ‘sisma’ del Pnrr. Da Rfi pretendiamo risposte chiare. Per lungo tempo abbiamo atteso, anche troppo pazientemente, che elettrificasse la tratta ferroviaria da Sulmona a L’Aquila, un progetto che non ha mai visto la luce nonostante i finanziamenti annunciati”.

C’è materiale sufficiente per trasformare il convegno sui treni storici previsto il 12 novembre al teatro Caniglia, in un luogo di chiarimento. Anche se potrebbe essere troppo tardi.

3 Commenti su "L’idrogeno freddo. Rfi latita sul treno verde: 50 milioni a rischio"

  1. Nel frattempo sistemiamo il piazzale antistante la stazione
    Grazie

  2. Quali pompose falsità politico-giornalisticheb, propagandante per il solo stratagemma di legittimarsi come figura sociale utile e “non parassita” .
    IL FATTO PIÙ SEMPLICE È CHE DONO USCITI I TRENI IBRIDI,SIA HITACHI CHE ALSTOM etc. e che viaggiano sia in elettrico che diesel e a batterie, esattamente come le autovetture. Quindi da Sulmona ad Aquila,va a batterie e l’idrogeno non serve più….Ora la regione e i giornali ci creano intorno una complicazione difficile che il popolo non capisce bene e che perciò, SICCOME NON CAPISCE STA SOTTO ED È INFERIORE AI POLITICI E AI GIORNALISTI.

    • aggiungo che la tratta sulmona laquila NON È elettrificabile come da sempre ha certificato RFI, tant’evvero che le ferrovie hanno messo a disposizione treni IBRIDI gasolio-elettrico ormai da più di 8 anni. questi treni ibridi assicurano tantissime tratte in tutta italia da decenni.

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