L’ultima Babele

Quello di lunedì scorso è stato probabilmente il penultimo consiglio comunale dell’era Casini: resta infatti ancora una seduta da celebrare per approvare il bilancio consolidato.

Ce n’è abbastanza, comunque, per fare un bilancio di questa assise che è quella che è durata di più da quando è in vigore la legge sull’elezione diretta del sindaco: un po’ per via del Covid, un po’ per sfatare l’altro virus che attanaglia Sulmona, quello delle elezioni anticipate.

Una sindacatura nella quale non sono mancati abbandoni e salti di banco: l’addio di Alessandro Pantaleo “promosso” a direttore dell’Asp2, la rinuncia di Candida D’Abate (presidente della cooperativa Nos) che si sarebbe trovata in evidente conflitto di interesse, l’ingresso di Antonella D’Antino Settevendemmie, di cui, a dirla tutta, non si ricorda bene (ma non è l’unica) neanche il timbro della voce.

E ancora, prima, l’avvicendamento a suon di carta bollata tra Alessandro De Gennaro ed Elisabetta Bianchi, l’addio di Fabio Ranalli con l’ingresso di Claudia Fauci e quello di Alessandro Lucci con l’ingresso di Maurizio Balassone.

Poi i salti della quaglia: quello di Tirabassi, Pingue, Di Marzio, Salvati dai banchi della maggioranza a quelli dell’opposizione e quello di Di Masci, Di Rienzo e Ranalli-Fauci, nel senso opposto.

Una grande Babele, insomma, figlia anche della confusione dalla quale si è partiti, con centinaia di candidati molti dei quali non sapevano neanche cosa fosse un consiglio comunale, figurarsi la politica. Con il risultato che in molti in cinque anni hanno fatto poco più che scena muta, altri invece hanno parlato troppo e a sproposito. 

Non ultimo proprio lunedì, quando alcuni consiglieri (Santilli in particolare) si sono lanciati nella gara al titolo di studio, alla laurea più prestigiosa, a chi ce l’ha più lungo, il curriculum. Niente in realtà in confronto alle scene da commedia all’italiana riservate dal duello Salvati-Di Masci ai tempi dei viaggi di rappresentanza, senza dimenticare i malori improvvisi e le sfuriate della sindaca dimissionaria per ben tre volte e che ha cambiato una quindicina di assessori.

Con la produttività ridotta all’indispensabile e commissioni che si sono riunite sì e no per eleggere il presidente (a partire da quella Cultura e Turismo).

La corona all’assemblea più prestigiosa della città arriva sul finale con la delegittimazione dell’ufficio di presidenza, rimasto anche lunedì scorso, come da noi anticipato, monco politicamente e istituzionalmente.

Non era possibile fare di più e più a lungo (e meno male), ma certo si poteva fare di meglio: da prendere come un auspicio e un consiglio per gli “acquisti” di ottobre.

2 Commenti su "L’ultima Babele"

  1. Sandro De Panfilis | 23 Giugno 2021 at 14:23 | Rispondi

    Eppure c’è chi ritiene di doversi ri candidare ……..
    E probabilmente qualche elettore/elettrice che pensa di non averne avuto abbastanza……

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