Morte di Ousmane, il datore di lavoro respinge le accuse

“Si dichiara esente da ogni responsabilità e respinge, con forza, gli addebiti che gli sono stati mossi”. E’ Massimo Di Girolamo, datore di lavoro del pastore Ousmane Kourouma, morto tragicamente qualche giorno fa, a parlare tramite i suoi avvocati Alessandro Margiotta e Alessandra Faiella.

Addebiti “in merito ai quali continuerà a fornire, in sede inquirente, come è giusto che sia, tutti i chiarimenti che saranno necessari per i fini della giustizia”.

La sua dichiarazione arriva dopo le ricostruzioni giornalistiche che ritiene “errate ed offensive”, per questo chiarisce: “Ousmane Kourouma era regolarmente assunto e retribuito, e, in concreto, svolgeva mansioni compatibili con il contratto e per l’orario indicato in contratto. Ad Ousmane Kourouma, inoltre, era continuativamente assicurato il vitto, peraltro un vitto compatibile con le sue convinzioni religiose, nonché l’utilizzo, gratuito, di un telefonino per tenersi in contatto con amici e parenti; ed era infine garantita, ad Ousmane Kourouma, sempre gratuitamente, ogni altra cosa che potesse occorrergli durante la permanenza sui luoghi di lavoro o nel tempo libero” si legge nella nota.

Di Girolamo sottolinea come “La struttura presso la quale lavorava Ousmane Kourouma era regolarmente assicurata ed i luoghi di lavoro erano organizzati nel rispetto delle norme vigenti in materia di sicurezza” con le stanze in azienda “dotate di ogni utenza, quindi di impianto idrico e termico elettrico, di bagno e di cucina a gas. Il contratto di lavoro non prevedeva l’obbligo del datore di lavoro di fornire alloggio al lavoratore – si specifica -, tuttavia i predetti locali erano comunque a disposizione del lavoratore stesso in caso di necessità d’uso, anche durante l’orario di lavoro”.

Un rapporto, il loro, “improntato a sincera reciproca fiducia, nel rispetto dei ruoli e delle funzioni del datore di lavoro e del lavoratore”. Respinge a proposito le illazioni che vorrebbero il pastore “vittima di sfruttamento o che è stato addirittura ridotto in schiavitù come è stato affermato troppo superficialmente da più parti, anche istituzionali, senza considerare che nello Stato di diritto, il nostro, vige il principio della presunzione di innocenza e che i processi, di norma, si celebrano dentro i Tribunali, nel rispetto delle regole e degli uomini, e non sulle piazze, reali o virtuali che siano”.

Sulla vicenda sono state diverse le reazioni della politica e delle istituzioni, con la Procura che ha contestato il caporalato.

3 Commenti su "Morte di Ousmane, il datore di lavoro respinge le accuse"

  1. Questo articolo è rassicurante, fermo restando il dispiacere per la morte del giovane lavoratore.
    Purtroppo il monossido di carbonio è un killer silenziosissimo che causa molte intossicazioni, a volte fatali, anche nelle nostre confortevoli abitazioni.

    • Ora ci aspettiamo un dietro front da tutti quelli che subito erano partiti a palla gridando allo scandalo, al razzismo, al caporalato e compagnia bella.

  2. Giusto Melaacerba, ma le statistiche TV di oggi dove la sola Italia apre processi in numero uguale a Spagna Francia e Germania messe insieme, da ragione ai commentatori che dicevano che il Tribunale di Sulmona (ma in tutta Italia) apra procedimenti non tanto per necessità di giustizia ma per finalità economiche se poi ci traggono reddito ,come in una scena teatrale, tutti gli addetti sino agli avvocati che possono usufruire del gratuito patrocinio sfruttando scientificamente i fondi pubblici. Quindi si ha l’impressione come se, il Presidente del Tribunale (in termini generali )rappresenti un antico Signore di una volta con potere feudale di oppressione e di vessazione dei poveri sottostanti cafoni caricandoli di tasse giudiziarie con processi inutili e sottraendogli i pochi proventi del raccolto agricolo e della vendita degli agnelli e del formaggio.Altrimenti non si comprende perché gli italiani dovrebbero essere quattro volte più litigiosi ed addetti ai crimini degli spagnoli francesi tedeschi inglesi etc. Qualcosa non quadra perché l’Europa è una, ed anche in questo episodio si è subito parlato di gravi schiavitù solo in prospettiva di guadagni futuri.

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