Pnalm: Camosci, 117 nuovi nati

Sono 117 i nuovi nati nel territorio del Parco Nazionale di Abruzzo Lazio e Molise.  La popolazione di questi straordinari mammiferi, viene monitorata annualmente attraverso conteggi in simultanea, che si svolgono in estate e in autunno, lungo 34 percorsi ripetuti su due giornate consecutive. Una presenza per un numero totale di 636 i camosci,  è questo il numero minimo rilevato durante il monitoraggio 2018, sono stati impegnati oltre 60 operatori tra personale del servizio scientifico, Guardiaparco, Carabinieri forestali e volontari; due giornate poi effettuate a dicembre, su postazioni fisse in un’area boscosa in Molise osservabile solo dopo la caduta delle foglie. (Foto ilMessaggero.it – Pnalm www.parcoabruzzo.it)

Il dato dei 117 nuovi (capretti o kid) indica un tasso di natalità del 18%, il tasso di sopravvivenza al primo anno è stato del 67% con un totale di 93 animali di 1 anno (yearling) avvistati, valore analogo a quello riscontrato nelle altre popolazioni in accrescimento.

Dal Pnalm spiegano che la popolazione risulta, dal punto di vista numerico, sostanzialmente stabile, anche se sono state riscontrate differenze significative tra le diverse aree. Nel 2017 erano stati contati 598 camosci, il dato che invece muta è quello relativo ai branchi che gravitano nella zona del Marsicano e, in misura minore, delle Gravare, che mostrano un tasso di accrescimento di tipo esponenziale altamente significativo, come mostra per il 2018 il numero di camosci avvistati (MNA=215 per il Marsicano e 83 per le Gravare).

Un’espansione quella del camoscio che sta avvenendo anche sulle Mainarde laziali dove si registra una presenza stabile di branchi di femmine con capretti, da quest’anno monitorati in maniera sistematica. I parametri della zona Meta-Tartari sono invece contrastanti: rispetto al 2017 si registra un aumento di animali contati (MINA= 176) e un tasso di sopravvivenza al primo anno del 64%, ma una diminuzione di circa il 30% nel numero di nuovi nati. Invece di tendenza opposta sono i nuclei di camoscio nelle aree di presenza storica, con quantità che mostrano una tendenza negativa del numero minimo osservato, registrando un valore al di sotto della media degli ultimi 10 anni. “Le analisi di queste tendenze – spiegano dal Pnalm – ci indicano che siamo di fronte ad una popolazione matura che può presentare fluttuazioni nei suoi parametri, alcuni dei quali anche in modo significativo.

“Il monitoraggio del camoscio nel 2018 – conclude il presidente del Parco  Carrara – ci restituisce un dato sicuramente positivo nel numero complessivo – dichiara il Presidente del Parco, Antonio Carrara. Una popolazione in leggera crescita, sostanzialmente stabile. Tuttavia, non bisogna abbassare la guardia sulla conservazione perché la distribuzione della popolazione, i tassi riproduttivi e gli indici di sopravvivenza meritano approfondimenti per fare le scelte gestionali più appropriate. Nel complesso la popolazione di camoscio appenninico gode buona salute”.

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