Si cerca l’auto civetta ora, il mezzo cioè con cui i rapinatori hanno sostituito ieri la Jeep Renegade utilizzata per il colpo e data alle fiamme poco dopo nelle campagne del sulmonese.
I carabinieri sono concentrati infatti nella verifica delle immagini delle videocamere del territorio, per cogliere indizi che possano ricondurre all’auto utilizzata dai rapinatori per allontanarsi dalla Valle Peligna. Perché una cosa sembra essere certa: il commando di professionisti che ieri ha assaltato il portavalori nel retro dell’ufficio postale di Pratola Peligna, veniva da fuori, come dimostra la provenienza della stessa Jeep Renegade che era stata rubata tempo fa in provincia di Campobasso.
I due, coperti in volto e con due fucili da caccia imbraccio, hanno impiegato pochi minuti per consumare una rapina che era stata ben studiata: tanto nella logistica, con l’appostamento nei giardini poco frequentati di via Dei Colella (dove la presenza dei lavori stradali a monte ha ridotto il traffico veicolare), quanto nella consistenza del bottino: 83mila euro che erano destinati al pagamento delle pensioni di luglio dei pratolani che Poste italiane ha avviato proprio oggi in provincia dell’Aquila.
Non si esclude per questo che possa esserci stato un basista a preparare la piazza, per una rapina che è stata fulminea: i due malviventi sono infatti sbucati all’improvviso dal nulla, minacciando uno dei vigilantes con i fucili nel breve tratto di strada che separava il portavalori dal gabbiotto della consegna del denaro. Non hanno esitato poi a colpire la guardia giurata con il calcio del fucile in testa (procurandogli una ferita di cinque punti e otto giorni di prognosi), e sottraendogli la pistola in dotazione e il sacco di contanti, mentre l’altra guardia giurata assisteva da dentro il portavalori (come richiede il protocollo di sicurezza) alla scena dallo specchietto retrovisore.
Le prossime ore saranno decisive per capire se gli inquirenti riusciranno a risalire ai responsabili, anche se non ci sono né descrizioni precise dei due, né immagini, perché l’ufficio postale è incredibilmente sprovvisto di un circuito di videosorveglianza nel retro.
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