Snam, Casini: “Impatto ambientale negativo” e si appella a Regione e Governo

E’ stato respinto dal Consiglio di Stato il ricorso in appello che il Comune di Sulmona ha depositato insieme a sette Comuni della Valle Peligna, Pratola Peligna, Raiano, Prezza, Anversa degli Abruzzi, Corfinio, Pacentro e Pettorano sul Gizio, e alla Regione, ad adiuvandum, contro il procedimento del Consiglio dei Ministri e del Mise, che autorizza a costruire la Centrale di Compressione gas a Sulmona, in seguito alla sentenza del Tar del Lazio che non aveva accolto il ricorso presentato, ad adiuvandum, con molti Comuni del territorio lo scorso anno.

Dichiara la sindaca di Sulmona Casini: “Ho condotto  in questi anni con molta convinzione, insieme ai sindaci del territorio, una battaglia contro quest’opera su tutti i fronti e con tutti i mezzi a disposizione, con ricorsi giudiziari e con atti e istanze nelle sedi ministeriali per sollecitare azioni politiche, con Ingv, nelle Conferenze dei Servizi, e in altre sedi, per ribadire la  contrarietà di un intero territorio  alla Centrale di compressione e al Metanodotto, ritenendole opere fortemente dannose per il territorio. La sentenza che oggi ha respinto il ricorso in Consiglio di Stato, malgrado l’autorevole difesa delle nostre ragioni da parte dell’avvocato prof. Alfonso Celotto, costituzionalista incaricato dal Comune di Sulmona, che ha seguito i due ricorsi nei due gradi di  giudizio con grande passione e generosità, di fatto lascia aperti i dubbi sulla pericolosità dell’opera su cui il Consiglio di Stato non si esprime per mancanza di sufficienti elementi scientifici, ma proprio per questo non lo esclude. Resta, pertanto, per l’Amministrazione la convinzione di un rischio d’impatto ambientale negativo della Centrale di compressione, su cui ora chiedo alla politica, a livello regionale ed in particolare al Governo, di proseguire la battaglia anche in considerazione di come le politiche energetiche mondiali siano sempre più rivolte a fonti alternative rendendo ora l’opera sicuramente non strategica come, nei presupposti, quindici anni fa era stata concepita”.

3 Commenti su "Snam, Casini: “Impatto ambientale negativo” e si appella a Regione e Governo"

  1. GIOVANNI DI NINO | 15 Luglio 2020 at 08:05 | Rispondi

    Prima del problma “ambientale”, lo slogan più ripetuto era “no al metanodotto che provoca terremoti” oppure “in zone sismiche non si possono realizzare metanodotti”:mai accaduto in Italia, e neppure nel mondo, che un terremoto abbia provocato danni ad un metanodotto. Basti pensare al Giappone, dove i sisma di magnitudo 6-7 sono frequenti e, ciò nonostante, non è mai accaduto nulla! Ci sono altre 11 Centrali di Compressione in Italia, da anni e senza alcun problema. Questa fobia sull’impatto ambientale è solo teoria che non risponde ad alcuna realtà, anche tenendo presente che le tecnologie più avanzate previste per la Centrale a Sulmona, offrono ulteriori garanzie e sicurezza. Replicare slogan senza senso, politicamente, non porta a nulla, persino ignorare la realizzazione di centraline per il monitoraggio dell’aria che dovrebbero garantire ulteriore sicurezza, anche oggi che non è ancora stata costruita la Centrale.

    • Il sig. Di Nino parla come se fosse un ex dipendente della Snam, ma non è aggiornato. In Italia esistono 13 e non 11 centrali di compressione . La rete nazionale gasdotti copre tutta l’Italia. Tutte le Regioni sono metanizzate, tranne la Sardegna che comunque fa uso del Gpl. Non c’è bisogno quindi di nuove infrastrutture del gas, né di centrali né di metanodotti né di altri stoccaggi. Quelle esistenti sono già eccessive rispetto ai consumi interni che nei prossimi anni scenderanno sempre di più. Secondo il Piano nazionale energia e clima (pniec) presentato ufficialmente dal governo italiano all’Unione Europea nel dicembre scorso i consumi di gas, in Italia, non supereranno i 60 miliardi di metri cubi nel 2030. Oggi siamo a 75 miliardi. La centrale di compressione di Sulmona, oltre a produrre un forte impatto negativo sull’ambiente (l’area è all’ingresso del Parco nazionale della Maiella ed è dimostrato scientificamente che è frequentata dall’orso bruno marsicano, specie protetta ad altissimo rischio di estinzione), metterà a rischio la nostra sicurezza e peggiorerà la qualità dell’aria nella Valle Peligna e quindi la nostra salute. I 190 milioni di euro preventivati per la centrale e i 1406 milioni per il nuovo gasdotto da Sulmona a Minerbio, in un momento di grave crisi economica come l’attuale, sono un inammissibile sperpero di denaro che sarà pagato dai cittadini attraverso la bolletta energetica. A tutto vantaggio del PdA (Partito degli Affari). Nessun collegamento tra metanodotti e rischio sismico? Allora come si spiega che i metanodotti esplodono anche a causa di semplici smottamenti di terreno, come è avvenuto il 6 marzo 2015 a Mutignano di Pineto (TE) dove per puro caso non si è verificata una strage? Per quanto riguarda la decarbonizzazione, cioè il passaggio delle centrali termoelettriche dal carbone al gas, questa è una giustificazione pressochè inconsistente perché è previsto che il consumo di gas per tale scopo avrà un recupero minimo, non più di 3 miliardi di metri cubi l’anno e solo per alcuni anni. Siamo comunque lontanissimi dal picco di consumi avutosi nel 2005 quando si sono quasi raggiunti gli 87 miliardi di metri cubi. Tutte le previsioni ci dicono che non si tornerà più a quei livelli. Il futuro non è nel gas ma nelle energie pulite e rinnovabili. Questi sono fatti. I “ preconcetti e le affermazioni che non hanno alcun fondamento” li lasciamo al sig. Di Nino.

      • Con queste motivazioni il Consiglio di Stato ha respinto i vari ricorsi. Si tratta di affermazioni che poggiano su opinioni e non su basi scientifiche.

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