Sulmona: l’Archivio di Stato luogo di civiltà

L’acqua calda c’era da sempre e tutti la bevevano, ma un giorno qualcuno disse “Ecco, l’acqua calda!” e fu elogiato come grande scopritore… La situazione è pressoché simile a quella che oggi sta spopolando sui giornali regionali. Qualche quotidiano ha riportato la notizia della “scoperta”, da parte del giovane Stefano Mari, di una Bolla pontificia emessa nel 1391 da Papa Bonifacio IX in cui si elegge la chiesa di Santa Maria di Roncisvalle a luogo di “Perdonanza”. Ci troveremmo di fronte a un vero ritrovamento se il documento fosse stato scovato negli anfratti di una chiesetta dimenticata o anche solo in un archivio privato mai toccato da nessuno. Invece il ragazzo si è limitato a rivolgersi all’Archivio di Stato di Sulmona, dove ogni cosa, prima di essere consultabile, è già perfettamente ordinata e catalogata, e, nei casi migliori, quando necessario, restaurata.

L’archivista Roberto Carrozzo, un vero e proprio “cireneo” del lavoro di ricerca e di analisi delle carte storiche, denuncia il fatto che nessun giornalista si sia preoccupato di consultare la vera fonte di tale “scoperta”, ossia l’Archivio di Stato, altrimenti “avrebbe potuto sapere intanto che il documento in pergamena della bolla è sempre stato al suo posto, conservato nell’archivio della Casa Santa dell’Annunziata fino a qualche decennio fa e ben individuato e descritto nell’inventario redatto a fine Ottocento da Pansa e Piccirilli; successivamente, con l’apertura di questa Sezione, la bolla è stata depositata in Archivio di Stato con tutto il resto della documentazione e sottoposta negli anni Novanta a restauro, a spese dello Stato, insieme a tutte le altre pergamene. […] Evidentemente, solo ora il documento ha incrociato un particolare interesse e ci si è accorti della sua esistenza”. La notizia è stata riportata pappagallescamente da ogni testata, senza che nessuno si peritasse di approfondirla. Perché in tal modo avrebbero scoperto che qualche anno fa il documento era stato esposto al pubblico in occasione di una mostra sulla storia della Casa Santa dell’Annunziata. Ma allora i sulmonesi saranno stati impegnati nella consueta attività di “struscio” per il corso…

Cosa ancora più drammatica è che tutti i gazzettieri hanno dato fiato, come fungessero da ufficio stampa del Comune di Sulmona, alle parole del sindaco Casini, causa principale del declino della città di Ovidio (si pensi al fallimento totale del bimillenario o alla Biblioteca comunale e al Liceo Classico che continuano a marcire). Proprio in questo stato di desolazione l’Archivio di Stato resta l’ultimo baluardo di civiltà, a cui bisognerebbe rivolgersi come vero luogo di “Perdonanza” per tutti i nostri peccati di ignoranza e presunzione.

Andrea Giampietro

9 Commenti su "Sulmona: l’Archivio di Stato luogo di civiltà"

  1. Quale la colpa del giovane INDIANA JONES sulmonese?
    L’aver riportato in auge una bolla già conosciuta e catalogata e caduta nel dimenticatoio è forse una colpa?
    Quanti in città ne conoscevano l’esistenza? Io no!
    Se c’era chi ne sapeva l’esistenza e non ha mai reso pubblica la cosa ai non addetti ai lavori, forse a costoro andrebbero girate delle critiche!!!
    Se rispettato l’impegno preso dalla Soprintendenza per i Beni Storici Artistci ed Etnoantropologici dell’Abruzzo, e cioè il restauro della chiesa di S. Maria di Roncisvalle da far partire entro fine anno, il nostro “ragazzo”, comunque un obiettivo l’ha portato a casa, l’aver dato la spinta ad un restauro che tanti altri e in altrettanti tanti anni non erano mai stato in grado di fare.
    Un BRAVO allo “scopritore”!!!

  2. GIOVANNI DI NINO | 29 Giugno 2020 at 12:05 | Rispondi

    Non capisco il sottile spirito polemico verso chi avrebbe scoperto “l’acqua calda”, da anni ed anni finita in un thermos, dentro un fascicolo intelligentemente catalogato, ma distrattamente (forse) da qualcuno che non si è reso conto del suo valore. Certo, bisogna ringraziare formalmente ed ufficialmente l’Archivio di Stato per la conservazione puntuale oltre che restaurata della Bolla papale, ma bisogna anche riconoscere al giovane Stefano Mari l’intelligente deduzione storica che, senza la sua curiosità di ricercatore, non avremmo potuto conoscere e gioire per quel documento.

  3. Paolo Giovanni D'Amato | 29 Giugno 2020 at 12:14 | Rispondi

    Roberto non credo avesse intenzione di criticare il ricercatore, tutt’altro. Mi pare stesse solo ribadendo l’esigenza di spostare l’attenzione mediatica, pur riconoscendo il merito a Mari, all’importanza della funzione dell’Archivio Storico di Sulmona e degli archivi storici in generale che, da quanto mi pare di ricordare, sono tra le tante vittime statali presenti e future della spending review.

    • Sarà anche come dice Lei, ma converrà che è alquanto strano il dover passare per “altro” per effettuare delle rivendicazioni sindacali.

  4. Andrea Giampietro | 29 Giugno 2020 at 12:23 | Rispondi

    Il documento fu addirittura esposto al pubblico qualche anno fa, in occasione di una mostra sulla storia della Casa Santa dell’Annunziata. Ma i sulmonesi forse erano impegnati nella loro attività di struscio per il corso…

  5. Rientra nella deontologia dello studioso-ricercatore accertarsi delle fonti, citarle, studiarne i percorsi, prima di sciorinare ai quattro venti scoperte “già scoperte”.

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