Case Ater, la palazzina mai inaugurata e già da “rifare”

Entrare nei 64 alloggi sembra essere diventato un miraggio per i 70 richiedenti che restano a guardare da lontano il palazzo dalle tinte color verdino che avrebbe dovuto vederli condomini già da un pezzo.

Loro, i candidati inquilini, parlerebbero più di un’odissea che li accompagna dal 2014 tempo dei lavori in epoca Ranalli, terminati poi nel novembre 2015 e che non vedono ancora pronunciare il verdetto.   Toccherà aspettare la prima settimana di gennaio, la nuova data Ater, dopo quella del 19 settembre rimasta a quanto riferito da Palazzo con un nulla di fatto,  fissata dalla commissione per espletare le pratiche e procedere con le agognate assegnazioni, dunque ai 70 toccherà mettersi il cuore in pace, sotto l’albero nessuna chiave ma tanta pazienza. A rallentare il tutto la mancata risposta dei giovani studenti al bando, cosa che non stupisce molto essendo Sulmona sprovvista di un Ateneo universitario, hanno invece presentato domanda anziani e giovani coppie, ma è proprio sui 24 alloggi rimasti senza utenza che la commissione dovrà designare una nuova categoria d’affido e un nuovo bando da fare.

Il condominio continua a non vedere inquilini o meglio gli unici che vede sono gli alunni delle scuole sulmonesi dirottati nella struttura a causa dei noti problemi di sicurezza degli edifici scolastici seppur il palazzo sia stato costruito per ben altre destinazioni d’uso: appartamenti, centro ricreativo, poliambulatorio.

Il tempo passa e il condominio inizia a presentare i primi conti per una struttura che funziona solo in parte e che ha bisogno di manutenzione e così che gli estintori sarebbero scaduti, gli ascensori interdetti perché sprovvisti delle targhette, il giardino attorno eroso dall’incuria, l’autoclave con inevitabili accumuli che non lavorando come un condominio, sarebbe necessario, spiegano, una ri-sanificazione dell’impianto.

Punta di diamante però è l’impianto fotovoltaico mai partito e mai collegato, incagliato dalle lentezze burocratiche perché le carte richieste sarebbero arrivate perennemente in ritardo e così a leggi cambiate i documenti presentati, in tempi allungati, sarebbero tutti da rifare.

Si aggiunge poi la questione agibilità che non può essere certificata perché ci sono i bambini dentro, mancherebbe la manutenzione agli impianti e ciliegina sulla torta i 64 alloggi avrebbero ricevuto delle visite notturne, a quanto pare nel vicinato qualcuno avrebbe lamentato un via vai di giovani entrare, sarebbero stati avvistati materassi, insomma la struttura utilizzata come alcova post moderna.

Un progetto costato 5 milioni di euro con opere per le aree verdi della zona Peep, case a canone concordato che vanno da un affitto minimo di 220 euro a un massimo di 340. Per ora però tutto resta al palo, ciò che rimane è l’attesa del gennaio  del pronunciamento della commissione Ater. Sempre che tutti gli altri impedimenti siano prima risolti.

Anna Spinosa

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