Ed è ancora salmonella nell’Aterno, vietato l’uso dell’acqua a Raiano

Ad un Aterno che scompare si sostituisce un Aterno ancora una volta “malato”. Il fiume è stato infatti trovato positivo alla salmonella nel tratto ricompreso nel comune di Raiano. A lanciare l’allarme, o quantomeno l’ordinanza, è stata ieri l’amministrazione Moca. Dagli ultimi campionamenti effettuati dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise, con sede a Teramo, il fiume ne è uscito positivo ai bacilli della salmonella.

Automatica l’emanazione dell’ordinanza per interdire l’utilizzo dell’acqua a qualsiasi scopo. E’ vietato, almeno fino alle prossime analisi, il prelievo e l’utilizzo dell’acqua dell’Aterno per scopi irrigui, per l’abbeveraggio del bestiame, vietata la pesca e tutti gli “usi e consuetudini” legati al fiume e fortuna che non siamo in estate perchè sarebbe diventato un problema anche solo bagnarsi, cosa che accade abitualmente durante la bella stagione. Seguendo la prassi di questi casi ad essere informati sono stati l’unità Igiene, epidemiologia e sanità pubblica della Asl1, la Regione Abruzzo, la Provincia dell’Aquila, i carabinieri forestali di Raiano e Secinaro.

E non è la prima volta. I casi di salmonella nell’Aterno si ripropongono spesso. A memoria, nel 2016, ci fu il caso di Molina, dove l’estate scorsa il fiume era rimasto addirittura a secco d’acqua portando alla luce del sole e della vista immagini desolanti di pesci morti e sporcizie varie.

Se da capire c’è l’origine di questo ennesimo danno all’ambiente, certo è che i fiumi continuano ad essere inquinati. Meno di un anno fa il Forum H2o aveva denunciato, d’altronde, lo stato pietoso in cui versavano allora (e con molta probabilità ancora adesso) il 71% dei corsi d’acqua abruzzesi in base alle relazioni Arta su dati raccolti dal 2010 al 2015. Disattesi così gli obiettivi qualità prescritti dall’Unione Europea, con risultati certamente un po’ datati, resta comunque il fatto che episodi di questo tipo continuano a manifestarsi a tutto danno non solo dell’ambiente, ma anche della popolazione stessa.   Rientrato l’allarme e ritirata l’ordinanza, la salute delle acque tornerà di nuovo nel dimenticatoio pronta per essere riesumata solo in occasione dell’episodio successivo. Nel frattempo soluzioni per una adeguata gestione dell’ambiente stentano concretamente ad arrivare, lo strumento dei contratti di fiume potrebbe rappresentare uno strumento per la “riqualificazione di un bacino fluviale”, ma oggi tutto tace nelle cabine di regia.

Simona Pace

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