Elezioni Consorzio di Bonifica, D’Alfonso e Polidoro chiedono di disertare il voto

Non andare al voto in segno di protesta. Alfonso D’Alfonso lancia la propria provocazione in vista della prossima chiamata alle urne per il rinnovo del Consiglio d’Amministrazione del Consorzio di Bonifica Interno Aterno-Sagittario. Un’istigazione nel non presentarsi alle urne che nasce dalla mancanza di sia di investimenti e sia di manutenzioni straordinaria alla rete irrigua durante ultimi anni di commissariamento del consorzio.

Una gestione “scellerata”, spiega D’Alfonso, riconducibile direttamente alla Regione Abruzzo, in quanto i due commissari che hanno retto il consorzio sono stati nominati direttamente dall’assessore Emanuele Imprudente.

“Consulenze discutibili, assunzioni ridicole o talvolta dai costi sproporzionati, acquisti di beni e servizi la cui utilità non si è mai capita e noi paghiamo – incalza D’Alfonso -. Questo spremere il limone ha portato il ruolo consortile a nostro carico in pochi anni da 40 € per ettaro a circa 200 €. Adesso ci chiedono di rieleggere una nuova deputazione ridando a noi la patata bollente”.

“È una trappola – prosegue -, si vuole riconsegnare la gestione alle organizzazioni professionali senza aver prima messo le mani a una vera riforma del settore. Se vogliamo evitare di essere strozzati dal continuo aumento dei ruoli dobbiamo evitare di partecipare a queste elezioni trappola e finalmente avviare una mobilitazione vera, visto che le organizzazioni datoriali non ci possono e vogliono difendere perché sono proprio loro e la Regione stessa, tramite gli zelanti Yes Man demandati, a causare il disastro del Consorzio. Niente riforma, nessun vero piano di impresa o bilanci risanati, se vi è stata una minore spesa lo si deve alle circa dieci unità andate in pensione negli ultimi anni”.

D’Alfonso chiede un’azione di risanamento importante dell’intero consorzio prima che gli elettori si presentino alle urne. I punti focali sono tre: l’azzeramento da parte della Regione delle perdite pregresse; l’approvazione di una legge quadro per ridefinire la governance dell’ente e l’adeguamento dello statuto, riformando il sistema elettorale in modo da far partecipare direttamente i proprietari e solo su loro indicazione si potranno coinvolgere le organizzazioni datoriali.

A pesare è anche l’incombenza delle elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale abruzzese, che arriveranno due mesi più tardi del 14 gennaio, data stabilita per le elezioni per il rinnovo del CdA del consorzio. “Sarebbe opportuno attendere il nuovo assetto regionale sperando nella nomina di un assessore con maggiore attenzione su questo settore strategico per l’agricoltura”, conclude D’Alfonso.

Ma a chiedere di non presentarsi alle urne è anche il Comitato per la difesa dell’agricoltura Valle Peligna. A detta del presidente Elio Polidoro, il regolamento dello statuto per il rinnovo della carica del CdA andrebbe in netto contrasto con quanto dispone la legge Regionale. Per lo statuto nelle liste della 1^ sezione possono essere candidati da 2 a 3 persone, mentre per la legge Regionale è possibile un’unica candidatura nella 1^ sezione.

Polidoro critica anche l’esclusione di una lista nella quale era presente un candidato moroso verso il consorzio, che comunque potrà votare ed esprimere la propria preferenza.

“Il regolamento sembra fatto apposta per allontanare gli agricoltori aventi diritto al voto alla partecipazione della vita democratica del Consorzio – commenta -. Ecco, a noi del Comitato per la Difesa dell’Agricoltura sembra che questo regolamento per le votazioni sia illiberale, antidemocratico ed anticostituzionale”.

2 Commenti su "Elezioni Consorzio di Bonifica, D’Alfonso e Polidoro chiedono di disertare il voto"

  1. Non sapevo avessero aperto un bar su questa testata…. perché dal commento sembra proprio così…

    • Ma perché Bar? Alfonso D’Alfonso lo ha scritto candidamente “ACQUISTO DI BENI E SERVIZI LA CUI UTILITÀ NON SI È MAI CAPITA” Più chiaro di così?La tendenza frenetica a spendere ( e che ha fatto arrivare l’Italia ad un debito pubblico spaventoso) non per acquisti o per manutenzioni necessari ma ogni più disparata inutile trattativa privata od affidamento diretto perché in ognuno c’è la percentuale di tangenti che incassa il politico o il funzionario come ai tempi fascisti quando il saluto romano era legale. Quindi quando più bilancio riesci a gestire ed a spendere più tangenti incassi.Se per esempio rifai il tetto a casa tua ogni trenta anni perché ogni trenta anni serve rinnovarlo ,il tetto del comune o del Quirinale lo rifanno ogni 5 anni non per riparare il tetto ma per pretesto di prendersi tangenti. Questo è il dramma che sta portando L’Italia al precipizio, la terribile e terribilmente vile corruzione pubblica

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