La buona scusa del centro

Se serve una scusa, il cibo è un’ottima scusa. Specie se è quello di strada, che per strada si osserva e si mangia. La seconda edizione di Street Food, che quest’anno ha preso il nome della primavera (Spring Food), è stata finora un successo: la tre giorni che si chiude oggi, ha infatti attirato in centro migliaia di persone. A cui, probabilmente, serviva una scusa per uscire e tornare a godersi il centro storico.


Certo anche a questo giro, le polemiche e le proteste non sono mancate: alcune fondate, come quelle che hanno impedito quest’anno ai truck di posizionarsi nei pressi dell’Annunziata dove lo scorso anno furono visibili i danni prodotti dalle friggitrici, altre un po’ pretestuose, come quella che ha chiesto l’intervento della polizia municipale contro il fumo emesso dalle cucine ambulanti e altre ancora classiche, come quella degli operatori della zona sud del corso rimasta ancora una volta esclusa dalla manifestazione.
Se la scusa è buona il centro torna a vivere, e per buona si intende di qualità: perché i quattordici ristoratori di strada hanno offerto in questa tre giorni cibo di qualità e che non capita tutti i giorni di provare.


Se la scusa è buona il centro torna a vivere, come ha dimostrato in questi anni la manifestazione “Piano piano per Sulmona”, ad esempio, e ancora l’altra mattina la giornata dello sport grazie alla quale persino la villa comunale sembrava un posto migliore.
Ecco perché quel gioiello di architettura e urbanistica che è il centro storico va rispettato, perché come un vestito buono deve essere classico, non seguire le mode, pronto ad essere indossato per ogni evenienza e occasione. Versatile, ma rigoroso.


Ecco perché, davvero, non si riesce a capire per quale motivo non si metta fine all’ondata di cattivo gusto che sta invadendo la città antica con arredi e rifiniture in travertino che rompono e spezzano l’unità dei luoghi e anche della memoria.
L’ultima mareggiata è quella che ha travolto piazza XX settembre dove sono state, anche qui, piazzate panchine e cestini in travertino del tutto decontestualizzati dall’intorno. Buttati a caso su un marciapiede che impediscono anche la deambulazione di carrozzine (proprio davanti ad un parcheggio per disabili oltretutto), appiccicate viene da dire, neanche fossero figurine su un progetto o una simulazione con Sweet Home 3D.
Né è dato sapere quando e se questo scempio, partito da piazza del Carmine e che ha travolto il cuore del centro, avrà fine e come. Perché il fantomatico progetto di valorizzazione, con 300mila euro in cassa, non è ancora chiaro a molti, e temiamo neanche all’amministrazione, cosa ancora prevede. Nonostante le commissioni annunciate e mai messe in piedi. Perché proprio quando pensi di aver visto il peggio, arriva un’altra sgradita sorpresa. Fin quando non saranno sufficienti più scuse per frequentarlo. Anche fossero buone scuse.

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