Operai fantasma e immigrazione clandestina: in sei a giudizio

Associazione a delinquere, falso, favoreggiamento all’immigrazione clandestina, evasione fiscale e truffa aggravata: arriva dopo cinque anni dall’inchiesta, che portò al loro arresto, il rinvio a giudizio per Sandro Di Cioccio, 57 anni di Pratola Peligna, Mario Del Grande 64 anni, sempre di Pratola, e Annalisa Colasante, 65 anni di Introdacqua, commercialista e già presidente della Cna di Sulmona. Con loro a giudizio anche altre tre persone: Donatella Mancini, Maurizio Taddei e Buran Djemaili.

Il giudice per le udienze preliminari del tribunale di Pescara si è infatti determinato ieri perché i tre siano mandati a processo.

L’inchiesta, condotta dalla guardia di finanza, era in realtà partita già dal 2015 quando, quasi casualmente, nell’ambito dei controlli cioè sulla ricostruzione post-sisma, le fiamme gialle scoprirono a carico di tre ditte di Popoli, riconducibili agli imputati, sospetti movimenti di persone e denaro.

L’attività messa in piedi dai tre avrebbe consentito l’ingresso e la permanenza illecita sul suolo italiano di circa 500 extracomunitari, causando un danno alle casse dell’Erario di oltre 3 milioni di euro.

Il sistema, secondo l’accusa, prevedeva dietro pagamento in contanti, il rilascio di documentazione fittizia che serviva per giustificare assunzioni, distacchi e licenziamenti del personale, con tanto di tariffario che per una busta paga si aggirava tra i 20 ed i 30 euro fino ai 500 di una finta assunzione, senza pagare successivamente i contributi all’Erario.

Ad insospettire gli inquirenti il fatto che dal 2012 al 2014 l’azienda, pur non avendo mai acquistato materiale edile, né mezzi, aveva di contro registrato un aumento esponenziale dei suoi dipendenti, divenuti centinaia nel giro di pochi anni e ai quali, tra l’altro, la società non avrebbe mai versato i contributi. Operai fantasma, in pratica, che esistevano solo sulla carta e che grazie alle finte assunzioni accedevano anche a tutti i benefici previsti dalla legge.

Incrociando i dati con L’Inps, così, la Finanza aveva scoperto almeno 136 lavoratori, italiani e stranieri, che grazie alla finta assunzione erano riusciti a raggiungere il limite minimo di giornate lavorative necessario a chiedere la disoccupazione, beneficiando, inoltre, di tutti gli incentivi, ammortamenti e bonus destinati al sostegno del reddito familiare. Azioni che avevano causato all’Inps un danno di 1milione e 250mila euro. Cui vanno aggiunti 1,4 milioni di euro di versamenti contributivi omessi dalle tre aziende coinvolte e oltre 1 milioni di euro di Iva non pagata.

3 Commenti su "Operai fantasma e immigrazione clandestina: in sei a giudizio"

  1. Magistrati inutili | 1 Luglio 2022 at 07:25 | Rispondi

    Si tanto lavoro…e son passati già 5 anni..tra un. Po’ tutti liberi ,si prescrivono i reati…tanto lavoro di indagini inutili
    ..

  2. Certo che ne abbiamo di persone disoneste qui a Sulmona, sembra una cittadina tranquilla ma in realtà c’è di tutto a livello delinquenziale.Detto con un proverbio “quello più pulito ha la rogna”

  3. feliciano Faiella | 2 Luglio 2022 at 23:51 | Rispondi

    Ma alla fine di tutto il lavoro investigativo, procedimenti penali ,ecc. Riusciremo a recuperare il danno economico che lo stato ha subito?

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