Tamponi a tappeto: L’Aquila non è Bolzano

Tre addetti (due medici e un infermiere) hanno lavorato per mezza giornata l’altro ieri per eseguire in tutto 74 tamponi rapidi a Castel di Sangro agli operatori scolastici. Lavorando a ritmo serrato e in maniera esclusiva, insomma, un operatore può effettuare verosimilmente una media di 50 tamponi al giorno. Da noi almeno. Basterebbe questo dato per comprendere che l’operazione “tamponi per tutti” annunciata dal presidente della Regione Marco Marsilio sull’intera provincia dell’Aquila è “titanica”, per usare le parole del vice presidente Imprudente. E a meno che non intervenga l’esercito sarà difficile, che in Abruzzo e nella provincia dell’Aquila, dove il motivo principale dell’impennata di contagi di questa seconda ondata è dovuto anche al fallimento del sistema di tracciamento e prevenzione, si riesca ad eguagliare o anche solo avvicinarsi al “modello Bolzano” a cui si è ispirato Marsilio. Si tratterebbe di fare circa 100mila tamponi al giorno (in tre giorni) nella sola provincia a fronte dei circa 4mila che si fanno quotidianamente attualmente in tutta la regione. Che stando ai numeri di Castel di Sangro vorrebbe dire mettere in campo almeno duemila sanitari, solo a questo dedicati.

 Tuttavia in Alto Adige ieri si è concluso lo screening della popolazione, più o meno equivalente a quella della provincia aquilana (poco più di 300mila abitanti), con risultati sorprendenti. L’operazione, durata tre giorni, ha permesso di sottoporre a test rapido antigenico oltre 320mila persone, ma in campo, nei 116 Comuni della provincia (quella dell’Aquila ne conta 108), sono state allestite 660 linee di test in 184 presidi, ai quali hanno concorso medici di base, infermieri e protezione civile, senza contare il personale amministrativo dei Comuni impegnato nel raccogliere e trasmettere i dati. Un esercito di migliaia di persone, contando che solo di sanitari ne erano 700. E poi, soprattutto, c’è stata la collaborazione dell’utenza: tutti puntuali come orologi con il modulo compilato in mano nei centri più piccoli su prenotazione e ordinatamente in fila dalla mattina nelle città più grandi a fare il tampone.

Certo nulla impedisce agli abruzzesi di fare altrettanto, ma almeno qualche linea di dubbio c’è, se si considera come finora abbia funzionato il sistema e come stia funzionando, basti pensare che alcuni centri, come Pacentro, hanno chiesto alla popolazione di comunicare direttamente al Comune la positività o meno al tampone, perché la Asl non comunica i dati neanche al primo cittadino.

Probabile che la task force che sarà messa in campo non coinvolgerà quelli che attualmente sono impegnati nella prevenzione, tuttavia c’è un altro dato da valutare e cioè quello legato alle incombenze successive: in Alto Adige sono risultate positive al test rapido oltre 3mila persone che, ora, dovranno ripetere il tampone “vero” per fugare ogni dubbio. Se la percentuale dovesse essere la stessa (ma c’è motivo di credere, visti i dati delle ultime settimane che siano di più i positivi) si aggiungeranno al lavoro dei già stremati servizi di prevenzione, migliaia di tamponi, tracciamenti e isolamenti da disporre.

L’operazione a tappeto o anche solo per settori (pensiamo alla scuola) poteva e doveva essere fatta prima, quando cioè la curva si stava innalzando, prima che l’indice di trasmissione diventasse tra i peggiori in Italia.

La Regione tuttavia è convinta di farcela e ieri ha convocato il comitato ristretto dei sindaci della Asl per mettere a punto gli aspetti organizzativi. Il primo problema sorto è quello delle location: “Gli aspetti sui quali occorre una rapida azione, è la immediata individuazione dei punti nei quali poter svolgere l’effettuazione del prelievo dei tamponi, che dovranno essere articolati seconda della dimensione del Comune (consistenza demografica), tenuto conto che il modello sarà senz’altro a drive in – commenta il presidente della Provincia e sindaco di Castel di Sangro, Angelo Caruso -. Potrà, inoltre, risultare necessaria la disponibilità di personale dipendente del Comune, per coadiuvare le attività amministrative e telematiche, sia in fase di acquisizione degli utenti sia per la comunicazione degli esiti, con l’ausilio delle associazioni di volontariato, in primis la Protezione Civile”.

Poi l’aspetto del personale sul campo: “Le principali professionalità cui sarà demandata lo svolgimento del tampone – continua Caruso -, sono i medici di base, gli infermieri, i farmacisti ed i veterinari, nonché i medici dei centri operativi comunali, i quali dovranno alternarsi per svolgere in pochi giorni lo screening previsto”.

Già da oggi, ha detto Marsilio, si imposterà la macchina organizzativa con l’obiettivo di eseguire lo screening ai primi di dicembre e alleggerire così la pressione del contagio in provincia e guardare con più tranquillità al Natale. Si vedrà, per il momento bisogna consolarsi con il dato dei contagi ieri nel Centro Abruzzo che ha mostrato un considerevole calo, con soli 19 nuovi casi. Ma, anche qui, era domenica e il servizio tamponi ha lavorato a marcia ridotta. Per restare in tema.

1 Commento su "Tamponi a tappeto: L’Aquila non è Bolzano"

  1. Mezza giornata…. Lavorativa? Ovvero 3 o 4 ore?
    74 tamponi in 3 sono 25 a testa.
    In tre ore 8 tamponi l’ora
    Uno ogni 7 minuti…

    E sono tamponi rapidi?

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