Il dentifricio galeotto

Quel che conta è ciò che fanno le persone. Non come si chiamano. Ci sono poi storie nella storia che aiutano a capire di che pasta è fatto un uomo: pacifista combattente, radicale intollerante, cocciuto dialogante, anarchico osservante, ambientalista conservatore, ironico ambulante, vignettista irriverente. Fu preso dai gendarmi il pomeriggio dell’ultimo giorno di giugno del 1971, durante una manifestazione, non autorizzata, a sostegno di un compagno alla sbarra in un tribunale con giudici in divisa. Fresco di laurea in Economia, il dottor Mario Pizzola aveva un mandato di cattura sulla testa per non aver risposto alla chiamata alle armi. Anzi, aveva fatto molto di più: qualche mese prima, a febbraio, nelle stanze del Partito Radicale a Roma, con altri sette antimilitaristi conosciuti a Sulmona al convegno organizzato dal Gap, aveva urlato signornò. Niente uniforme. Non si presentò mai in caserma. Prima, rivoluzionaria disobbedienza collettiva come gesto politico, contestazione delle forze armate per l’addestramento alla guerra, lotta allo strumento di controllo e difesa di un sistema oppressivo. Sbattuto in galera senza mostrine e stellette. Dietro le mura ammuffite di Peschiera del Garda, incubo dei soldati. Si finiva qui per violenze, insubordinazione, oltraggio, diserzione. Vecchia piazzaforte, stella a cinque punte piantata nell’acqua, umida fortezza circondata dal Mincio che divide Lombardia e Veneto. Segnata dalla remota strada Gallica, lì dove Papa Leone fermò Attila senza far spargere sangue.

Momenti duri. Difficili. Che Mario cominciò ad appuntare ora per ora nel silenzio della prigione. Trascrivendo come un monaco miniaturista nello scriptorium il racconto delle sue buie giornate su carta fina fina. Trasparente. La velina, arrotolata, quasi fosse un microfilm e protetta da cellophane, veniva inguattata in un tubetto di stagnola poi consegnato a un amico giurato. Fidatissimo. Un insospettabile e disciplinato testimone di Geova: a lui la rischiosa missione di far evadere, nei borsoni dei fine pena, il dentifricio galeotto da spedire in Abruzzo a casa del ribelle. Il diario dal carcere è ora parte del libro della Multimage, la casa editrice dei diritti umani. La sporca pace, la mia obiezione di coscienza di Mario Pizzola sarà presentato oggi all’Auditorium dell’Annunziata (ore 17.30): dopo il saluto del sindaco Gianfranco Di Piero, dialogheranno con l’autore Angelo Figorilli, Gino Milano e Marco Labbate. Per parlare, magari, di Ucraina e Palestina, ospedali bombardati, bimbi con la testa mozzata. Come spegnere l’odio e la violenza cieca. Tenendo ben presente il monito di Don McCullin che ha sempre raccontato gli orrori del mondo: fotografare la guerra è una perdita di tempo se l’umanità continua a combattere.

Dylan Tardioli

2 Commenti su "Il dentifricio galeotto"

  1. La storia è già a Sulmona | 20 Ottobre 2023 at 09:26 | Rispondi

    Mario Pizzola, un gigante dei diritti.

  2. bene, non aspettiamo i coccodrilli per valorizzare i personaggi che hanno fatto la Storia

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