Il pastore sventa l’incendio: Transumanza tra chiacchiere e sentinelle

Il respiro è affannato per la salita e la fatica, l’italiano incerto – perché ormai di italiani non se ne trovano più a fare il mestiere – ma pieno di buon senso. Che le montagne abruzzesi Faradin, pastore macedone, le conosce palmo palmo: da 28 anni le frequenta giorno e notte con le pecore e i cani. Una sentinella del territorio, insomma. Ieri pomeriggio è stato lui, prima degli elicotteri dei vigili del fuoco, a salvare la montagna: un fulmine, del fugace temporale d’estate, ha colpito un albero e acceso l’incendio in una delle zone più impervie sopra ad Anversa degli Abruzzi, in località Portella su Monte Mezzano a 1150 metri di altitudine. E Faradin non si è risparmiato: ha allertato i suoi colleghi più a valle dell’allevamento della Porta dei Parchi che con pale e rastrelli hanno gettato terra tutto intorno all’innesco naturale, tolto l’erba secca, creato una sorta di anello sbarrafuoco. Quando i mezzi dei soccorsi sono arrivati il grosso era fatto. La montagna e il bosco, di fatto, già in sicurezza.

Un intervento che arriva all’indomani delle chiacchiere e delle polemiche su TRA Festival, il Festival della Transumanza che l’altro giorno ha fatto tappa a Sulmona, in un cortile dell’Annunziata deserto e nel quale gli organizzatori del “grande evento” promosso e finanziato dai soldi della Regione si sono di fatto parlati addosso. Nessuno seduto in platea e a dire il vero anche poco da dire. Perché mentre la Transumanza diventa evento di musica (neanche troppo, visto che al concerto di Federica Carta al parco fluviale c’erano poche centinaia di persone) e chiacchiere, in montagna le sentinelle spariscono.

In Abruzzo, la regione dei pastori e dei transumanti, ne restano meno di mille (gran parte stranieri) ad accudire un patrimonio ovicaprino che non supera i 180mila capi. Numeri ridicoli rispetto ai milioni di capi che si contavano fino a qualche secolo fa, irrisori in confronto al potenziale economico che potrebbero rappresentare: si pensi che per il famoso arrosticino abruzzese si macellano ogni anno circa 900mila capi. Inutile dire, che la matematica non è un’opinione, che oltre l’80% del mercato viene dall’estero e potrebbe invece essere prodotto sulle nostre montagne.

L’assenza di politiche di tutela e aiuto per le attività della pastorizia, con le Pac regalate alle mafie dei pascoli e la burocrazia che ostacola le attività, stridono davanti alle vetrine di plastica e alle tavole rotonde che, per carità, fanno bene e quel che possono per promuovere questo patrimonio immateriale dell’Unesco che non sarebbe male farlo tornare ad essere però un po’ più “materiale”.

Secondo Nunzio Marcelli – tirato per la barba l’altro giorno al convegno – la creazione di una rete di servizi, con macellazioni, rifornimento foraggi, catena di vendita, potrebbe creare fino a tremila nuovi posti di lavoro nel settore. Senza contare il fatto che ripopolerebbe borghi e montagne. A presidio e sentinella. Come Faradin.

12 Commenti su "Il pastore sventa l’incendio: Transumanza tra chiacchiere e sentinelle"

  1. Bravo e grazie Faradin, e grazie a tutte le persone che come te,con grande umiltà e sapienza svolgono un lavoro antico,faticoso e nobile.
    *Presidio e sentinella”,come magistralmente scritto nell’articolo,dei nostri territori
    E con la speranza che questo episodio desti le coscienze di chi dorme il sonno di Aligi,

  2. La società cambia e questo processo non lo ferma nessuno.
    A noi abruzzesi possono anche piacere i ricordi tramandati dagli avi, il Tratturo, i pastori dannunziani ecc, ma dedicarsi a questo settore è ben altra cosa. Faradin col suo duro lavoro ce lo ricorda.

  3. … ecco prima di parlare e scrivere, fateli una ventina di giorni negli stazzi a pascolare le pecore, mungerle e dormire stanchi morti, sporchi e sudati su “ cuccie-brandinde” improvvisate con la puzza di stalla e il sudore stratificato sulla pelle, così tanto per provare… poi vediamo se vi svegliate dal “sonno di Aligi”… magari constatate in prima persona e con i vostri occhi la fatica immane di 16/18 ore di lavoro al giorno, con una MISEREVOLE paga corrisposta da cosiddetti “ prenditori” in quanto tali solo perché esiste tutto il sistema dei contributi Regionali, Statali ed Europei , elargiti tramite l’ AGEA…
    Sarebbe interessante conoscere la paga del pastore FARADIN… unitamente alle ore lavorate ogni giorno… io conosco bene quel mondo… mi farebbe piacere che qualcuno faccia una bella inchiesta su questo e poi la pubblicasse.
    Però parlano e riparlano e straparlano… qui ci conosciamo tutti… e le favolette andate a raccontarle nei convegni per i creduloni annoiati che li seguono…

  4. Articolo magistrale, sostanza e stile

  5. Certo, dalla poltrona di casa, al fresco e con la bibita in frigo è bello parlare di pastorizia e lamentarsi del fatto che nessuno voglia fare questo mestiere. Chiedetevi il perché. Molti di quelli che vogliono ripopolare i borghi vivono in comode case di città, accanto a tutti i servizi essenziali. Quanti di questi “nuovi profeti” sono disposti a salire in montagna e restarci? Lontano dal benessere e non solamente per uno o due giorni, giusto il tempo di fare qualche foto… Quanti dei profeti hanno invitato i molti Faradin al pranzo della domenica? Ah, bello parlare…
    Bello ripopolare la montagna con “il culo degli altri”…

  6. bene,il “festival delle pecore” puo’ fare tappa sulle montagne:tradizioni/cultura /turismo,mettici pure il vate …il meccanismo dell’emancipazione funziona,chiacchiere solo chiacchiere per dare a credere,i politicialtroni delle sagre/feste/eventi,festival del nulla volendo possono invitare i pastori,ovvio tappeto rosso ,onore,omaggi ,ecc, naturalmente fare sistema per garantire alla pastorizia un futuro…chiacchiere del nulla: i numeri produzione ovini che dicono ? Abruzzo 5% circa 200 mila capi, Sardegna 40 % circa 3.5 milioni,poi Lazio 14% ,Toscana,Sicilia,Calabria,Puglia,Basilicata,Campania…le criticita’della transumanza ( Istat/Ismea/agriculture.eu) sono tantissime, altro che festival,arrosticini,tradizioni,cultura,tratturi,pecore,pastori,turismo…e basta,o no?

  7. Tartufi & Merletti | 22 Luglio 2023 at 17:55 | Rispondi

    Non si comprende perché i giovani abruzzesi non vogliono più fare i pastore mentre al contrario sono diventati tutti imprenditori della new economy con le start up del tartufo. Il formaggio ben fatto, stagionato in ambienti con gli aromi giusti è molto più ricercato buono e produttivo di un fungo… Secondo me..

  8. Io lo comprendo il motivo per il quale i giovani non vogliono fare i pastori.
    Lavoro? Tanto
    Soldi? Pochi
    Sesso? Zero
    Non credo siano stupidi scusate, perché dovrebbero?
    È un po’ come la storia del reddito di cittadinanza, ti dicevano: ti diamo 750 EUR per startene a casa, poi ti chiamavano e ti dicevano: vuoi venire a lavorare per 800 EUR?
    Chi è quel coglione che ci va?

  9. Allora, forse saranno degli ologrammi tutti quei ragazzi che vediamo nelle nostre comode giornate di vacanza. Ce ne sono tantissimi, e lavorano nelle più svariate attività : stabilimenti balneari, alberghi, pizzerie, ristoranti, gelaterie… Lavorano duramente, per tante ore, e per la maggior parte, con “stipendi” inadeguati. In tantissimi casi non è difficile immaginare che colore abbia quel tipo di lavoro. Ma ovviamente ragionare attraverso il luogo comune, suggerito da una certa propagandistica tv è molto più semplice e forse assolve le nostre coscienze di bravi italiani. Perché invisibili non sono ma stranamente, nessuno li vede, o meglio, nessuno controlla.

  10. bene,il mio nome e’ risaputo…quali le ragioni? Grazie

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