Patrimonio archeologico trafugato: recuperato il tabernacolo del Monastero della Beata Antonio

Un vero e proprio museo nascosto in casa, composto da 140 beni di natura archeologica, tra cui un tabernacolo in pietra del XVI secolo, rubato dal Monastero della Beata Antonia a L’Aquila. E’ il risultato dell’attività di indagine dei Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dell’Aquila, coordinata dalla Procura della Repubblica, che ha rinvenuto il patrimonio archeologico nell’abitazione di un aquilano, finito sotto la lente d’ingrandimento delle forze dell’ordine che indagavano sul “mercato illecito dei beni culturali”.

Oltre al tabernacolo, infatti, nella casa dell’uomo, a seguito di una perquisizione concordata con l’Autorità Giudiziaria, sono stati rinvenuti un elmo, fibule, punte di freccia in bronzo, anelli, lucerne in terracotta, ghiande missili, 120 monete di natura archeologica, di cui 71 in argento e bronzo, di epoca romana databili dal II sec. a.C. al V sec. d. C., e le altre 49, di epoca medioevale databili dal XI al XVII sec..

Materiale, come accertato dai funzionari della SABAP delle Province di L’Aquila e Teramo, di interesse archeologico e numismatico a cui si aggiungono 12 documenti archivistici rinvenuti nell’abitazione, risalenti al 1800 e di pertinenza dell’Archivio di Stato di Napoli e in parte di natura ecclesiastica, databile al 1600 e 1800 e di pertinenza dell’Archivio dell’Arcidiocesi di L’Aquila. 

Le successive indagini hanno permesso di risalire ad un secondo soggetto aquilano coinvolto nella ricettazione del tabernacolo, nella cui abitazione veniva rinvenuto e sequestrato un dipinto del 1600 di buona fattura e del valore commerciale di alcune migliaia di euro. Il dipinto raffigurante il mezzobusto di una donna, era ricercato nella Banca Dati dei Beni Culturali illecitamente sottratti, il più importante database al mondo contenente immagini e descrizioni di opere culturali asportate illecitamente, gestito e in uso ai Carabinieri della Tutela del Patrimonio Culturale; era infatti oggetto di un’appropriazione indebita compiuta anni addietro ai danni di un commerciante romagnolo. Il dipinto risultava anche in parte alterato, presentando la figura di un aspide rispetto a quello ricercato, che ne ostacolava l’identificazione e la sua provenienza delittuosa. Un’alterazione che ha portato l’uomo ad essere iscritto nel registro degli indagati per riciclaggio di bene culturale.

La medesima attività d’indagine nel corso di un’ulteriore perquisizione condotta all’interno della casa di un 59enne aquilano, risultato poi estraneo ai fatti, permetteva infine di sequestrare un dipinto olio su tavola risalente al 1600 di scuola napoletana, raffigurante una battaglia tra cavalieri, trafugato negli anni 90 dalla dimora di un privato a Roma, del valore commerciale di diverse migliaia di euro, e tre beni di natura archeologica provenienti da scavi clandestini, risalenti al IV sec. a.C., tra cui un contenitore ad un’ansa di ceramica attica a figure rosse di provenienza apula, un tipico skyphos, coppa a due anse, e una ciotola porta unguenti, entrambi a vernice nera.

L’eccezionale risultato è stato conseguito grazie alle indagini svolte dai Carabinieri dell’Arte coordinate dalla Procura della Repubblica di L’Aquila, nonché grazie alla sinergia e collaborazione con gli uffici del Ministero della Cultura (Soprintendenza, Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di L’Aquila e Teramo, Archivio di Stato di L’Aquila), che hanno consentito il recupero di beni che avrebbero potuto fruttare sul mercato illegale decine di migliaia di euro.

In particolare di assoluta importanza è stato il recupero del tabernacolo rubato presso una chiesa resa inagibile del Centro Storico di L’Aquila dal terremoto del 2009, presso cui tornerà una volta completati i lavori; reato particolarmente odioso se si pensa che ha avuto per oggetto un bene appartenente alla comunità aquilana, per giunta commesso all’interno di un edificio religioso colpito e reso inutilizzabile da quella immane tragedia.

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