Quattro minuti per disfarsi del cadavere. Uno dei figli: “Ho saputo della morte di papà dalla procura”

Quattro minuti per gettare il cadavere in pasto ai lupi e otto ore e mezzo di viaggio (tra andata e ritorno) per compiere la missione: tutto in una notte, quella tra il 26 e il 27 luglio dello scorso anno, quando Salvatore Delnegro, 55 anni, e la sua compagna, Barbara Mastropasqua, 41 anni, avrebbero secondo la procura di Sulmona, soppresso il cadavere di Bruno Delnegro. L’uomo senza volto, ritrovato il 30 luglio scorso lungo la strada che porta a Castrovalva avvolto in un lenzuolo dentro ad un sacco a pelo, in avanzato stato di decomposizione e con il volto sfigurato dagli animali.

Il tutto per occultare la sua morte e tenere in vita la sua pensione da quasi 3mila euro al mese.

La ricostruzione degli inquirenti contestata nel capo d’imputazione è minuziosa e dettagliata: la coppia avrebbe pianificato tutto nel pomeriggio del 26. L’acquisto del sacco a pelo a Decathlon di Molfetta alle 19,35, poco più di mezz’ora per arrivare a Trani, spogliare e avvolgere il corpo nel sacco a pelo e poi partire alle 20,14 alla volta dell’Abruzzo. Arrivo a mezzanotte e 44 minuti, ripartenza a mezzanotte e 48 minuti, rientro alle 4,45. Lo dice il Gps della Ford Focus in uso all’uomo, fotografata al casello, e lo dice la cella telefonica del telefono intestato alla Mastropasqua.

Sono loro, che si sono rifiutati di rispondere alle domande degli inquirenti, ad essere gli autori materiali della macabra missione, della quale, secondo l’accusa, non poteva essere ignaro l’altro fratello Delnegro, Domenico, 57 anni, insegnante, che con Salvatore condivideva la casa con il padre Bruno.

Si tira fuori dalle accuse, invece, il quarto indagato, il più giovane: “Ho saputo, con profondo sconcerto, della morte di mio padre solo a seguito della perquisizione predisposta dalla procura di Sulmona – spiega Benito Delnegro, 52 anni, noto commerciante di abbigliamento di Trani -: non parlavo con lui da più di due anni per radicali divergenze familiari che mi hanno costretto ad allontanarmi dal nucleo familiare di origine. Ora voglio recuperare la salma di mio padre per dargli degna sepoltura presso il cimitero di Trani”.

Benito si dice pronto a spiegare la sua posizione al magistrato e tramite i suoi avvocati, Giancarlo Falco e Maurizio Sasso, contesta l’accusa di aver utilizzato e goduto di quei 60mila euro sottratti all’Inps e al conto del defunto: “Il nostro assistito è assolutamente estraneo a qualsivoglia simile condotta riprovevole – scrivono i legali – non intrattenendo più alcun genere di rapporto con il padre era anche all’oscuro degli emolumenti pensionistici che percepiva, delle sue operazioni bancarie e finanche dell’intervento al femore a cui era stato sottoposto a dicembre 2021”.

Quella placca, cioè, applicata all’ospedale di Barletta e che ha permesso alla procura di Sulmona di risolvere un giallo che sembrava un piano perfetto, una missione possibile.

5 Commenti su "Quattro minuti per disfarsi del cadavere. Uno dei figli: “Ho saputo della morte di papà dalla procura”"

  1. Stupisce che si tratti di gente mediamente evoluta, un insegnante addirittura, persone non indigenti … anche se nulla giustificherebbe tutto ciò. A che livello di aberrazione si può arrivare per denaro !

    • Si ma in questa società; che non vedete; ormai la condizione sociale è ininfluente. In questi casi “strani” , senza precedenti e senza letteratura,non si può più neanche evocare l’alcolismo se come evento limite esposto dalla Cassazione, -l’Ubriachezza, Da Sola, può provocare, l’incesto, del Padre con la Figlia- e non pertanto nelle sole famiglie di poveri e di emarginazione ma in chiunque abusa di alcool. Qui si vede una logica completamente distante anche dal sopravvento degli istinti primordiali presenti in natura. Disconoscere invece il padre, per denaro, neanche cospicuo, fa supporre la dipendenza per quel denaro come strumento necessario per acquistare sostanze stupefacenti verso le quali si è succubi allucinati. E come al solito,,, per diffusione,,,la cocaina, che non risparmia nessun settore.

  2. Complimenti agli investigatori.

  3. Complimenti a chi ha fatto le indagini… 👋

  4. L'Avanguardista | 24 Luglio 2023 at 19:51 | Rispondi

    Omicidio di Teresa Bottega di Spoltore nel 1990; il corpo messo in un sacco e portato con l’auto fino al ferrarese. Incredibilmente simile, il marito lo fece sapere dopo 23 anni, nel processo risultò prescritto e rimase impunito.
    Pazzesco…!!!

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