Ex detenuto a Palazzo, il sindaco si appella alla privacy e fugge dall’aula

Il sindaco lo definisce “un momento atteso, per fare luce sulla vicenda”, ma alla fine del suo discorso le ombre restano. Anzi: Annamaria Casini non regge il confronto con la consigliera di Forza Italia Elisabetta Bianchi e nel pieno della replica, dopo un battibecco, abbandona l’aula.
L’argomento è quello spinoso dell’ex detenuto in forza alla Creaservice, cooperativa che gestisce il servizio di guardiania al Comune di Sulmona, e del cui profilo, con i suoi precedenti di ‘ndranghetista, il primo cittadino ammette di non essere stata a conoscenza durante le trattative che pure lo hanno visto per due volte seduto allo stesso tavolo delle istituzioni per traghettare i lavoratori da una cooperativa all’altra.
Il “nulla saccio”, insomma, è lo scudo del primo cittadino, che ripercorre nella sua risposta all’interrogazione della Bianchi, quanto accaduto: dai post sui social di cui ha interessato con una denuncia-querela la procura della Repubblica per procurato allarme (facendo chiaro riferimento, senza citarla, all’ex assessore provinciale Teresa Nannarone), alla notizia pubblicata dal Germe che l’ha convinta a chiedere spiegazioni alla Creaservice, fino a chiarimenti richiesti solo il 20 ottobre scorso al Uepe (ufficio per l’esecuzione della pena) sulla caratura del personaggio e la rassicurazione e la solidarietà che ne sono seguite.
“Non ero tenuta a sapere chi fosse – si difende la Casini – e comunque andava tutelato il diritto alla privacy, sia da parte mia, che da parte della cooperativa”.
E’ la buccia di banana su cui il sindaco fa lo scivolone, perché la consigliera Bianchi, che di mestiere fa l’avvocato, leggi alla mano spiega come “il trattamento dei dati giudiziari rientra nelle autorizzazioni generali conferite dal Garante per la privacy” (guarda video -Scintille in consiglio- nella sezione “de visu”) e che anzi il sindaco aveva e ha il dovere di informarsi e tutelare l’ente da possibili pericoli.
“Anche perché il soggetto in questione non è né pentito, né dissociato – incalza la Bianchi – e fermo restando il diritto al reinserimento, bisogna garantire a questo Comune, che ospita un supercarcere, misure di protezione adeguate”.
Poi l’affondo politico sull’inadeguatezza di un sindaco “che non conosce le sue prerogative e il suo ruolo”. La Casini è però già da tempo andata via, e spetta al presidente del consiglio Katia Di Marzio arginare il fiume in piena della Bianchi.
Ma ormai palazzo San Francesco fa acqua dappertutto e sulla nave si continua a navigare a vista.

1 Commento su "Ex detenuto a Palazzo, il sindaco si appella alla privacy e fugge dall’aula"

  1. non gioco piu’ me ne vado…prendo i miei giochi e…portano acqua con le orecchie,chi si corica con i bambini si sveglia nella m….altro che procurato allarme !
    un applauso alla consigliera,finalmente,l’unica con gli attributi,coraggio questa e’ la via :
    azioni concrete,verifiche,controlli,segnalazioni alle autorita’,pubbliche denunce,
    basta con le chiacchiere,gli annunci,i tavoli di confronto,gli studi di fattibilita’..il tutto in assenza di risultati… basta sudditi ,servi,vassalli,idioti al servizio del signore del borgo…
    la signora del” nulla saccio “,vengo dal privato,conosco le regole,i criteri,i principi dell’amministrare per ottenere risultati positivi, per il bene dell’ azienda,degli azionisti,ecc,ecc…
    dovrebbe sapere che quando ci si confronta (negoziato/contrattazione/preparatoria di contratto,accordo)con qualcuno,soggetto giuridico e non,in qualsiasi materia,campo,disciplina,
    ecc,ecc ,si acquisiscono tutte le informazioni possibili sull’argomento da mediare, soprattutto ed i riguardo ai partecipanti, conoscere tutti gli aspetti,particolarita’,
    dettagli dei singoli(facilitazione/vantaggio)….naturalmente per ottenere il massimo dei risultati,privacy di che ? Fantasie,magiche illusioni,o no?

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